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Populismo e democrazia radicale. In dialogo con Ernesto Laclau - copertina
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Populismo e democrazia radicale. In dialogo con Ernesto Laclau - copertina

Descrizione


Sempre più frequentemente si assiste al ritorno nel lessico politico contemporaneo di concetti come "populismo" e "antipolitica", spesso utilizzati come passepartout per descrivere fenomeni eterogenei che sfuggono alla consueta classificazione della politica moderna: dal movimento dei "grillini" alla Lega Nord, dalle forme di etnopopulismo nazionalistico alle proteste antieu-ropeiste. Questo libro, intrecciando un dialogo con il filosofo argentino Ernesto Laclau, grazie anche a una lunga intervista qui pubblicata per la prima volta, prende l'avvio dalla nozione di "popolo" e propone una lettura alternativa alla piatta opposizione tra "populismo" e "democrazia". Attraverso un apparato concettuale che si nutre del riferimento a Gramsci e a Lacan, ma che si confronta anche con l'intera storia del marxismo politico, Laclau è arrivato a teorizzare un concetto di "popolo" e di "populismo" come articolazione egemonica e "democrazia radicale", contribuendo così a sottrarre questi concetti all'identificazione con un'omogeneità di tipo etnico o nazionalistico o a una viscerale antipoliticità. La riattivazione e la ridefinizione radicale di una categoria chiave della modernità politica come quella di "popolo" sembrano però destinate a trascinare con sé altre questioni, altrettanto classiche e bisognose di essere ripensate. "Stato", "rappresentanza", "popolazione", "massa", "organizzazione" appaiono infatti agli autori di questo volume termini che non possono essere rimossi.
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Dettagli

2012
20 giugno 2012
319 p., Brossura
9788897522225

Voce della critica

Le opere di Ernesto Laclau (un classico di quello che, nel jargon accademico, si chiama postmarxismo) sono state tradotte nel nostro paese con un ritardo consistente rispetto alle loro originali date di pubblicazione. Lentamente gli editori vanno accorgendosi del rilievo, o anche più semplicemente della circolazione, che le categorie forgiate dal filosofo argentino (ma da molti anni in Inghilterra) hanno avuto e hanno nel dibattito pubblico e nella conversazione accademica. Si sono potuti così finalmente leggere in italiano Egemonia e strategia socialista (scritto a quattro mani con Chantal Mouffe, il melangolo, 2011), il "trialogo" sui destini della sinistra (ma in realtà su molto altro: l'universalismo, il rapporto tra psicoanalisi e teoria politica, la differenza sessuale, la trasformazione radicale dell'esistente) con Slavoj Žižek e Judith Butler, e, complici i destini politici di casa nostra, La ragione populista (Laterza, 2008). Questa raccolta di saggi, cui si accompagna una lunga e articolata intervista dei curatori allo stesso Laclau, vale come un'introduzione ai nodi centrali della sua riflessione: si va dall'egemonia al populismo, dal significante-vuoto alla democrazia radicale. Un regesto, insomma, dei loci classici laclauiani, criticamente illustrato da brillanti e autorevoli filosofi e teorici politici italiani (da Sandro Chignola a Ida Dominijanni, da Geminello Preterossi a Sandro Mezzadra). Il vertice ottico da cui guardare a quel bizzarro impasto di lacanismo e gramscismo che alimenta la riflessione di Laclau è, in questo caso, il concetto di popolo e quello, correlato, di populismo. Sottratto alla sua dimensione "totalitaria", "plebiscitaria" o fatalmente "antipolitica", il populismo di Laclau intrattiene, al contrario, un rapporto cruciale con la democrazia; ne è anzi il motore, almeno quando si accetti di pensare quest'ultima come il teatro di quella inesausta lotta per l'egemonia in cui parti diverse e contrapposte si contendono lo spazio dell'universale e il "riempimento" di quel significante-vuoto che permette ogni dinamica sociale. Michele Spanò

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