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Libro candidato da Raffaele Nigro al Premio Strega 2021
Quanto lontano si deve spingere un padre, per regalare un futuro ai propri figli?
In un'America prodiga e crudele, una grande saga su ciò che siamo stati. E abbiamo dimenticato. «Negri», così sprezzavano quanti agli inizi del Novecento giungevano in America dall'Italia. Anche perché «tanto bianchi non apparivano», erano il popolo di mezzo, sradicato dalle origini per cercare lì un futuro migliore. Masi e la sua famiglia, partiti dalla Sicilia, impattano sullo sfruttamento e sull'esclusione, sul pregiudizio e sul razzismo, che culminano in un barbaro linciaggio. Per i figli, Tony e Luigi, con indole e talenti differenti, si aprono strade difficili, tra le ondate della prima emigrazione e le due guerre mondiali. In un'America che cambia, ora sogno solo a osservarla da lontano, ora prodiga delle opportunità che sa concedere la terra promessa. Insofferente, il primo tenta di conquistarsi uno spazio, finché arriva a odiare l'inganno del nuovo mondo, e lo scianca con le sue vendette. Dotato di talento musicale, il secondo percorre la novità delle orchestrine jazz, imboccando la via per il successo. Dai campi di cotone ai cantieri per le ferrovie, dalla Little Palermo di New Orleans alla Little Italy nella dimensione metropolitana di New York, dalla Mano Nera agli albori di Cosa Nostra, dai bordelli di Storyville ai grandi ritrovi del jazz, dai diseredati seppelliti ad Hart Island alla strage di Wall Street, da un amore travagliato al campo di internamento per italiani resistenti. In questa narrazione epica e struggente, Mimmo Gangemi ci fa rivivere, con il coraggio dei grandi maestri, il senso d'estraneità e una nostalgia divorante, la speranza di piegare il destino e il sogno del ritorno, in una nazione che va rapidamente mutando pelle.
Proposto da Raffaele Nigro al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Un romanzo duro e struggente, scritto con una maestria non facile da trovare di questi tempi è Il popolo di mezzo, di Mimmo Gangemi. Un romanzo complesso che chiama alla memoria i libri di Mario Puzo, il disincanto di John Fante e il rimprovero sociale di Corrado Alvaro, ma che si chiude con la luce di una fortuna finalmente costruita sulle infelicità del passato. Al centro, il siciliano Tony Rubbini, che dall’aver assistito all’impiccagione dei genitori, senza una ragione e senza un processo, imparerà a odiare l’America e a combatterla con l’esplosivo. Come in una grande ballata nera. L’America di inizio secolo, il razzismo degli americani nei confronti di negri e italiani, assimilati in un unico destino, segnerà la vita di questo giovane che si troverà a convivere e a combattere tra la Mano Nera e la Camorra, ma che sarà attratto da un’idea di libertà invisa agli americani: l’Anarchia. Una passione politica che si sposa a meraviglia con il suo odio antiamericano e da cui solo l’amore per una italo-irlandese, Mary, potrebbe sottrarlo. Ma quando anche l’amore verrà meno, non gli resterà che affondare progressivamente nella violenza e nell’autodistruzione. Suo fratello Luigi avrà migliore fortuna, perché appassionato di jazz e di tromba. Vivrà esibendosi con un gruppo jazz sui battelli che vanno su e giù per il Mississippi. I figli dei figli faranno fortuna, ma nessuno di loro potrà dimenticare che i nonni hanno lottato e sono morti per costruire le fondamenta di un paese che a dispetto di ciò che si propugna, come la più grande democrazia del mondo, è un paese armato fino ai denti e che in piena modernità ancora manda a morte coloro che ritiene colpevoli.»
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