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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2016
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Davide Dotto, riprendendo leggende e antiche fiabe della Val di Fassa e del Trentino, ci racconta la storia della Vivena attraverso le vicende delle famiglie che abitano la Val di Chiese durante i secoli. La Vivena è lo spirito della montagna che veglia e protegge gli abitanti della valle e del borgo di Valchiusa, attraversando secoli e guerre. Ha sempre le sembianze di una donna, iniziata ai misteri e al culto delle erbe dalla Vivena precedente, scelta tra le bambine predestinate del paese. La sua casa è nel castello in cima alla montagna, dove gli abitanti, soprattutto le donne vengono a chiederle le grazie. Per questo possiamo paragonarla se non assimilarla a Diana, a Cerere, a Proserpina, le antiche dee madri dei pagani che presiedevano agli ancestrali culti della Terra, della maternità e dei poteri curatrici delle erbe. Vincenzina, Giuseppina, Marlena, la Gisella, Zoe, queste alcune delle Vivene che nei secoli hanno perpetuato la leggenda degli spiriti della montagna. Spiriti, streghe, donne che si innamorano e fanno innamorare, testimoni degli avvenimenti del loro tempo anche nei confini ristretti della valle, dal passaggio degli eserciti napoleonici ai Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi. Fino alla prima guerra mondiale, dove le armi letali inventate dall’uomo, gli aerei e le bombe distruggeranno per sempre il castello e il ponte delle Vivene. La Vivena indossa e appare agli abitanti, sempre con un mantello scuro, fatto cucire per lei da Andreas, un principe che ne è innamorato, che fece edificare il castello e lo abitò per primo nel XIII secolo . Un mantello che vestirà le Vivene e ne rafforzerà i poteri nei secoli a venire. Davide Dotto ha scritto un romanzo tra lo storico e il fantastico, ma facendo apparire il fantastico come una evoluzione naturale della storia, accettato dagli abitanti della valle, che riescono a convivere e interagire con questo essere, donna e spirito insieme e accettato anche da noi lettori.
Il fatto che l'autore di questo straordinario romanzo storico sia Dotto è esplicitamente indicato nella copertina, ma per capire quanto lo sia anche con la "d" minuscola è sufficiente leggere l'incipit. Romanzo storico e fantastico. Quasi un ossimoro. Come si possono amalgamare verità storica e magia? Eppure, Dotto ci riesce benissimo. Sembra quasi che per rendere veritiera la sua storia sia salito a bordo del suo tardis, andandosi a consultare con i maestri della letteratura italiana dell'Ottocento. Storia di donne. Vincenzina, Giuseppina, Gisella, Marlena, Zoe. Donne ammaliate dal fascino suadente del mantello della Vivena, figure che si muovono sullo sfondo di un secolo di cambiamenti. Ma la vera protagonista è lei, la Vivena. Essa rappresenta il tempo, ma un tempo che anziché percorrere il suo perenne moto rettilineo, si piega su sé stesso fino a far coincidere inizio e fine, nascita e morte. La sua presenza, che domina la Valle, si erge a difesa della sua memoria, a sostegno del senso di appartenenza dei suoi abitanti, a tutela del Creato. Ma alla fine anch'essa geme, costretta ad arrendersi all'imperversare dell'intelligente idiozia umana che, con la sua mania autodistruttiva, è capace di devastare tanto il materiale quanto il trascendente. Nel leggere questo romanzo ho provato ammirazione, invidia e rabbia. Ammirazione e invidia, due facce della stessa medaglia, suscitate dalla padronanza della lingua e dal modo educato e delicato di esporre la narrazione. La rabbia, invece, è alimentata dal fatto che esposte in bella vista nelle librerie di paesi e città, continuo a vedere castronerie di calciatori e altri personaggi del jet set, mentre un'opera meritevole come questa reclama vanamente il proprio spazio. Per fortuna ci sono le piccole case editrici che ancora danno voce agli autori esordienti, altrimenti, "Il ponte delle Vivene" sarebbe ancora chiuso in un cassetto dell'autore. Ci vuole pazienza.
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