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Non era ancora stato pubblicato uno studio che illustrasse in modo approfondito la politica internazionale del Partito socialista italiano lungo un ampio arco di tempo. Giovanni Scirocco analizza, sulla base di un'attenta ricerca d'archivio, dalla quale trae una cospicua mole di citazioni testuali, le non sempre lineari vie attraverso cui i socialisti si spostarono progressivamente, negli anni cruciali compresi tra la sconfitta del Fronte popolare alle prime elezioni politiche italiane del dopoguerra e l'indomani del rapporto Chruscev, su posizioni autonome rispetto a quelle del Pci e, in generale, dei partiti filosovietici. Per lo slogan Politique d'abord! Nenni si ispirò nientemeno che al leader ultranazionalista e monarchico francese Charles Maurras, impiegandolo fin dal 1930 in riferimento alle necessità di quello che Foa avrebbe in seguito chiamato il "primato dello schieramento". A lungo irretito dal mito dell'Urss, Nenni si dimostrò, e questo talvolta anche in contrasto con altri esponenti del partito, ostile non solo a Tito, ma anche alla Ced (Comunità europea di difesa); al pari dei comunisti, aveva giudicato il Piano Marshall un mezzo di asservimento dei paesi europei al capitalismo americano (Mario Berlinguer parlò di "marshallizzazione ideologica"), auspicando piuttosto una collaborazione Cina-Urss. Ma fu infine anche grazie a Nenni che il partito seppe uscire dalle sterili pastoie dell'ideologismo. "Se non si riconoscono gli errori, disse Panzieri, d'accordo proprio con Nenni e De Martino a proposito dell'errore valutativo del Pci sulla repressione in Ungheria, non si salva ciò che si deve salvare": la svolta era ormai matura. Daniele Rocca
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