L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
A cavallo dello scorso decennio, le politiche pubbliche territoriali delle regioni hanno affrontato una sfida in parte proveniente dall’esterno, in parte dovuta alla maturazione di sperimentazioni precedenti. In questi anni sono cambiati sia le tendenze globali che i riferimenti macroeconomici, e di conseguenza i presupposti dei programmi elaborati all’inizio del secolo sono rapidamente invecchiati. Più in generale, sono venuti meno le premesse «cognitive», i convincimenti, le descrizioni pertinenti sui quali riposavano obiettivi e programmi. Le trasformazioni sono state così profonde che perfino le rappresentazioni organizzative e geografiche dei territori regionali hanno perso l’antica spinta propulsiva: le pur radicate metafore del distretto, della città fabbrica, della campagna urbanizzata risultano oggi inoperose. Al tempo stesso, la scorsa stagione di programmazione ha avviato sperimentazioni promettenti: sono stati attuati dispositivi di integrazione tra settori diversi; la territorializzazione delle politiche è stata messa quasi dappertutto in agenda; le misure adottate hanno parzialmente corretto le indicazioni di programma. Come hanno reagito le regioni, come si sono evoluti i programmi territoriali in questo nuovo decennio? Sebbene sia ancora presto per valutare gli esiti materiali, si possono misurare almeno gli «slittamenti» nelle rappresentazioni programmatiche. Questo volume esamina come il territorio sia stato tematizzato nel discorso delle politiche, in particolare nei programmi per le città e l’innovazionetecnologica, e ne verifica la consistenza e stabilità nei discorsi programmatici, nonché la coerenza con l’obiettivo della competitività. Un approccio che può disegnare solo in parte scenari alternativi, ma che consente di individuare problemi e priorità del ciclo di programmazione in corso. La prima parte del volume argomenta l’esaurimento delle tradizionali visioni dello sviluppo e dei modi di territorializzarlo, e una serie di spunti critici. Uno di questi riguarda le città e le aree metropolitane, esaminate in una specie di «atlante» tematico elaborato sui dati censuari comunali. Forma, struttura e peculiarità dell’armatura metropolitana influenzano le decisioni di politica urbana e di innovazione. Da questi due punti di vista vengono offerti approfondimenti critici e una serrata revisione delle premesse concettuali e degli esiti operativi. La seconda parte contiene i quattro casi studio relativi a regioni del Centro-nord (Piemonte, Veneto, Toscana e Lazio). A valle di un medesimo quadro ispirativo e di regole operative uniformi, gli elementi cruciali della programmazione (perimetri, priorità, concentrazione, integrazione, innovazione) si sono evoluti in modo molto diverso. Oggi, la transizione insediativa e produttiva delle regioni sembrerebbe richiedere un’ulteriore revisione delle immagini guida. Il tema del Piemonte non è più la difesa o il superamento della Fiat, come non è più la difesa o il superamento del distretto il tema del Veneto o della Toscana. La ricerca segnala che non sono ancora disponibili scenari territoriali adeguati alle nuove condizioni di programmazione. Sono però più chiari i requisiti. Servono rappresentazioni territoriali pertinenti per fornire punti di ancoraggio alle scelte; e, al tempo stesso, selettive quanto basta per non disperdere gli investimenti. Ancora molto resta da fare. Le esperienze di territorializzazione sono state limitate, come pure l’integrazione degli interventi, ma per altri versi si sono rivelate positive. Il riconoscimento delle differenze e la mobilitazione dei territori sono divenuti un patrimonio comune e possono essere considerati un lascito durevole del periodo appena trascorso.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore