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Sono stata allieva di Margherita Guidacci, e ricordo indelebilmente la sua grande lezione sulla poesia di T.S.Eliot e dei metafisici inglesi, oltre che il lavoro fatto sotto la sua direzione, discreta e incisiva, su 'Mrs Dalloway' di Virginia Woolf e su Tennessee Williams. Ho letto una parte della sua produzione poetica e dei suoi scritti critici, e ho molto cara la sua traduzione per Bompiani della poesia di Emily Dickinson. Sono felice di poter avere adesso riunita assieme tutta la sua produzione in un unico libro, grazie alla cura della casa editrice Le Lettere che sempre più mi appare pregevole e attenta. DaniMat
Margherita Guidacci è una grande poetessa, purtroppo non sempre ricordata. Finalmente la casa editrice fiorentina ne pubblica di nuovo le opere: non sono tutte di eguale valore (eppure alcune sfiorano davvero il capolavoro) ed è peccato che vengano pubblicate - per motivi probabilmente economici - tutte appiccicate insieme in questo volume. Ma l'introduzione di Maggio Serra è intensa, notevole, giusta. Speriamo che finalmetne qualcuno si accorga della potenza, della grazia, del misticismo nientaffatto "religioso" di questa stella della poesia italiana.
Recensioni
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Questo volume, che colma una vistosa e prolungata lacuna editoriale a fronte di una crescente attenzione della critica e dei lettori, riunisce e rende largamente accessibile per la prima volta il corpus della produzione di Margherita Guidacci: dalle acerbe ma già personalissime Prime del 1939-1940, maturate controcorrente nell'ambiente ermetico fiorentino di formazione, al folgorante esordio del '46 con La sabbia e l'Angelo, fino alle postume liriche testamentarie di Anelli del tempo (1993). Dall'arco cinquantennale delle raccolte e delle "disperse" balza con lucente, appartata coerenza una delle figure più alte e limpide del Novecento poetico italiano, intrisa di vaste e profonde consonanze europee (la Guidacci fu traduttrice sensibile ed eclettica, soprattutto di prosa e poesia inglese e dai prediletti Donne, Emily Dickinson ed Eliot, ma anche da Guillén e da poeti slavi e cinesi): la voce oggettiva, drammatica e tenera ad un tempo, di una "Sibilla" profondamente classica e cristiana, dall'ethos intensamente civile e religioso ma non confessionale né omologabile ad ortodossie ideologiche o letterarie, fedele solo alla "crescita" interiore e cosmica, al dono del proprio raro dono.
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