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Anno edizione: 1994
Anno edizione: 2019
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Staccati e fragili, disuniti e presenti, dove andiamo a finire quando sogniamo? Chi sceglie la destinazione, gli incontri, gli scherzi alla ragione, i segreti? La realtà riconcilia col suo risveglio? O è quel viaggio della mente a salvare dai tanti fardelli terreni? Fate queste domande a Strindberg e lui ogni volta vi offrirà questo testo, visionario e saggio come l'arte quando umilmente si cala nell'imperscrutabile della vita. Restano spazi aperti, inevitabilmente, perché ogni risposta è meno di un sussurro. Una trama di creature quasi in volo, ma anche una riflessione sul sociale ingiusto, sul lavoro vessato (compaiono dei carbonai, simbolo dello sfruttamento dei ricchi), un personaggio, Indra, che vaga in cerca dell'enigma della vita sondando ogni cuore che incontra e concludendo poi che "la vita, gli uomini, non sono che un fantasma, un'apparizione, un sogno". E' in fondo la piccolezza umana a ondeggiare su questo testo mirabile, dove ogni scivolosa comprensione e ogni certezza d'afferrare un senso non sono che un riflesso di quei misteri sensibili che nascono nella (e dalla) vita. Le metafore si perdono, ne ricopio una che lacera per bellezza e grandezza: "Il mare è salato perché i marinai piangono tanto. E piangono perché debbono sempre partire. Ogni tanto si deve piangere, perché le lenti dell'occhio debbono essere lavate, per vedere più chiaro". Il sogno allora non solo come fuga o redenzione dalle sfocate certezze della vita, ma anche come illusione che le rinnova più pesanti, riaprendo le palpebre. Stupendo! Perché è questa giostra di forse nebulosi che tiene in piedi l'essenza di ogni frase nonostante non vi sia presa certa su nulla. Non a caso una delle protagoniste dirà: "Sai cosa vedo in questo specchio? Il mondo per dritto? Si, perché in sé è a rovescio". Tutto si infrange e tutto si ricompone, per infrangersi ancora. Non importa. Strindberg risolve così ogni dilemma: "La poesia non è un sogno, ma un sognare da svegli".
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