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Poesie. Ediz. ebraica e italiana
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Poesie. Ediz. ebraica e italiana
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Nonostante la sua intera produzione poetica consista di sole undici poesie pubblicate, Avraham Ben Yitzhak, nom de plume di Abraham Sonne (1883-1950), è una leggenda nella storia della poesia ebraica e uno dei suoi massimi rappresentanti. Nato a Przemysl (in Galizia), ai confini dell'Impero austriaco, trascorse a Vienna gli anni della formazione scolastica, fino all'annessione dell'Austria da parte dei nazisti. Ebbe rapporti di amicizia con alcune tra le più autorevoli voci letterarie del tempo, tra questi James Joyce, Hermann Broch e Elias Canetti che al "dottor Sonne" dedica alcune tra le pagine più belle de "Il gioco degli occhi", ultimo pannello della sua trilogia autobiografica. Le undici poesie di Ben Yitzhak, più la manciata di frammenti rinvenuti tra le carte del poeta dopo la morte, sono qui pubblicate in italiano. Abraham Sonne morì in Israele nel 1950 di tubercolosi. Con un saggio di Lea Goldberg.
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Autore:
Traduttore:
Curatore:
Editore:
Collana:
Anno edizione:
2018
In commercio dal:
3 ottobre 2018
Pagine:
224 p., Brossura
EAN:
9788898779086
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Andrea Muratore
01 marzo 2024
Un libro sapienziale nel cafarnao del Novecento
Chi avrà la fortuna di leggere il meraviglioso pannello finale dell'autobiografia di Canetti - Il gioco degli occhi - non potrà che essere condotto sulle tracce di questo libro, per il fascino magnetico che il Dottor Sonne - alias Avraham Ben Yitzhak, nome ebraico che decise poi di rinnegare - diffonde pagina dopo pagina, trasformandosi in una figura biblica catapultata, per un gioco crudele del destino, nel centro nevralgico dell'Europa. Considerato una sorta di Holderlin dalla critica ebraica, smise di pubblicare poesie quasi subito, giovanissimo, per una forma di resistenza che accresce il mistero della sua prodigiosa precocità. Qui si trovano alcune fra le poesie più alte del Novecento, una illuminante fusione fra liturgia, salmo e lirica, una forma di poesia che solamente la letteratura ebraica poteva produrre. Alla fine del volume si trova un ricordo della poetessa Lea Goldberg che è degno dei colloqui di Gustav Janouch con Kafka: in poche pagine, si vedrà affiorare dalla superficie delle pagine un Proust febbricitante, un Nietzsche tenebroso esiliato nelle osterie basilesi e uno Jakobsen altrettanto malinconico. Questo è più che un libro: è uno scrigno che nasconde universi interi. Al lettore la scelta di fare il primo passo
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corini
20 febbraio 2019
Grandissimo testo di poesie ma anche di molto altro, assolutamente consigliato!
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