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Lungi dall'essere l'operazione editoriale natalizia - raccogliere ogni riga sul Natale scritta da un autore per un'idea regalo preconfezionata - questo libro è *un'opera* di Brodskij vera e propria, una di quelle che si attendono a lungo e che quando finalmente vengono pubblicate - oh, gioia! Poesie scritte a ogni Natale come un augurio di compleanno, diceva lo stesso Brodskij. Un augurio, ma anche un rito silenzioso, una sorta di esercizio spirituale che si esprime in lunghe romanze dal ritmo piano e continuo, in cui il buio, il freddo,i rumori di Mosca notturna sono avvolti stretti dalla solitudine del cuore del poeta. Tutto veleggia, tutto si muove piano e dolce, attutito dalla solitudine, dalla neve, dalla tristezza, dai pensieri. I fatti autobiografici sfiorano soltanto i versi e diventano piuttosto condizioni esistenziali, che il poeta vive con una placata arrendevolezza, non senza malinconia. La solitudine è presente ovunque come distanza solo emotiva dalle cose: come difesa, forse, in un esilio perpetuo dell'uomo da una realtà che lo avvolge, che non soffoca, ma che neanche protegge. Altre poesie sono più secche e rabbiose: paesaggi e momenti in cui non c'è alcuna bellezza da difendere; un esercizio spirituale all'incontrario in cui si tocca l'anima glaciale delle cose. Una stella è sempre presente, un puntino inutile che illumina un mondo vuoto di realtà, oppure uno sguardo che segue le erranze dell'uomo per l'eternità; ma anche uno squarcio di bellezza nel buio pesto che ha la vita, certe volte. Non c'è mai pianto, nè lamento. C'è solo canto, a volte cantilena silenziosa, a volte litania laica, più spesso melodia, ninna nanna dolce senza miracolo nè speranza - eppure mai disperata. Ottima la traduzione di Anna Raffetto,che ha saputo mantenere quell'intonazione salmodiante, quasi ieratica, propria della poesia di Brodskij e più in generale del verso russo. Una piccola occasione persa la scarsità di note e apparato critico. Ma non sono cose da chiedere agli editori, di questi tempi.
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