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Recensioni Poesia scelte (1953-2010)

Poesia scelte (1953-2010) di Luigi Di Ruscio
Recensioni: 5/5
«La copertina è perfetta perché restituisce la sua scrittura incarnata dentro la vita, la scrittura che per il poeta è stata anche una forma di sopravvivenza dal suo lontano esilio norvegese» - Il Venerdì

«I testi si presentano ampiamente rivisti rispetto alle stesure originarie, secondo una direzione di contenimento dell'esuberanza espressiva che ha giovato a questa scrittura, eliminando certe ridondanze o sviamenti meno necessari senza nulla sacrificare dell'energia, del calore, del cuore grande e appassionato che ne costituiscono il tratto dominante» - Roberto Galaverni, La Lettura

"La sua scrittura si produce al crepuscolo in un appartamento della periferia di Oslo, nella stanza piena di carte in cui domina una vecchia Olivetti. Nessuno in casa parla l'italiano, né sua moglie Mary né i quattro figli, così come nessuno immagina in fabbrica la sua attività di scrittore, ma è proprio questa doppia condizione di parzialità a garantire alla sua poesia il segno della totalità compiuta. Essere 'sotto' e nel frattempo essere 'fuori' significa per lui non poter essere che lì, eternamente, sulla pagina. Egli non deve nemmeno liberarsi di zavorra eccessiva e, pure se in realtà ha letto tutti i libri, proclama la propria ignoranza menzionando pochissimi riferimenti d'avvio come i sillabati di Ungaretti e Lavorare stanca di Pavese. Benché parli volentieri neanche in italiano ma in dialetto fermano, in realtà conosce le lingue, traduce le liriche di Ibsen dal norvegese, legge di continuo i filosofi, ed è dalle lezioni di estetica di Hegel che deduce una volta per tutte l'idea secondo cui la poesia corrisponde a una coscienza disgregata che nella sua inversione si esprime in un linguaggio scintillante capace di verità. Per questo in ogni poesia di Di Ruscio c'è potenzialmente tutta la sua poesia e la sua intera produzione ha la circolarità di un autentico poema." (dall'introduzione di Massimo Raffaeli))
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