Le questioni ontologiche di fondo, la radice originaria dell'esistenza, la presenza spettrale della morte, la lotta e la reciproca compenetrazione degli opposti, la memoria e l'oblio, l'oscurità, ma anche l'amore, la passione, il linguaggio e la poesia stessa, rivestono un ruolo centrale nella cornice tematica di Andonis Fostieris (1953). Nella sua opera, la profondità imperscrutabile delle cose e dei concetti viene messa a dura prova da una continua domanda, assillante come quella di un adolescente. Proprio grazie a questa natura adolescenziale del tono inquisitorio, Fostieris esprime il meglio di sé nell'amore e nella poesia. Nonostante la trepidazione esistenziale che permane sullo sfondo, la sua scrittura rimane aggraziata, ma allo stesso tempo nevrotica, creativa, spesso sarcastica (e autoironica). La poesia di Fostieris è imprevedibile, perché attraverso la formula dell'inatteso egli riesce a infrangere il cristallo delle speranze e delle illusioni di felicità umane. Chi è sorpreso dalla sua schietta sincerità, col tempo si abitua al buio dell'esistenza. Alla fine, l'universo poetico di Fostieris è un lutto gioioso, perché la sua parola è comunque gioiosa, come ogni parola liberata da vincoli sacrali e da divieti. Imbevuto di poesia greca e straniera nella sua atemporalità, egli introduce sporadicamente nel suo dettato e organicamente, in modo moderno, elementi strutturali della tradizione, conferendo loro una nuova dimensione dinamica che apre un sentiero alle poetiche postmoderne della Grecia contemporanea. Allo stesso modo, le sue immagini, nonostante il sottofondo filosofico e contemplativo di cui si strutturano, appaiono con tutta la perspicuità e la chiarezza della composizione visiva, mentre i versi non dimenticano mai la loro musicalità.
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