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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2019
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In questo volume l’attenzione dell’autore si focalizza sul rapporto tra linguaggio poetico e filosofia, a partire dalle origini del pensiero occidentale, in un’ottica assolutamente eurocentrica. Steiner si propone di indagare “le collisioni, le complicità, le compenetrazioni e le commistioni tra filosofia e letteratura, tra il poema e il trattato metafisico”, nella convinzione che “il pensiero nella poesia e il poetico del pensiero sono atti della grammatica, del linguaggio in movimento. I loro mezzi, i loro vincoli sono quelli dello stile”. Addirittura, tutta la filosofia è in primo luogo “stile”, inseparabile dai suoi contesti semantici. Anche se poesia e filosofia sembrano avere finalità diverse – la prima aspira a re-inventare il linguaggio, la seconda si adopera per rendere il linguaggio rigorosamente trasparente, per liberarlo da ambiguità e confusione –, entrambe utilizzano lo stesso mezzo espressivo, contaminandosi a vicenda. Lungo tutto il XX secolo la compenetrazione tra poesia e filosofia è divenuta assoluta e inestricabile: dopo Bergson, ogni filosofo è stato anche scrittore, e viceversa. Ma a quale lingua si affida il pensiero novecentesco? Non più a quella lineare e intellegibile della classicità, bensì a codici operanti una frattura tra significante e significato, attigui spesso al silenzio e all’incomunicabilità, consapevoli della non-veridicità della parola, sempre ambigua, indeterminata: quella della poesia, poi, è per sua natura evocativa, misteriosa, velata. Ma proprio in questa enigmaticità sta la sua originale ricchezza, cui Steiner si appella contro l’impoverimento attuale della comunicazione, standardizzata, ridotta a gergo minimalista oppure a tecnicismi inerti. Da umanista “arcaico”, si augura che poesia e pensiero ritrovino i loro spazi di silenzio e intimità, regalando al mondo l’emozione del pensiero poetante di cui parlava Heidegger.
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