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La bellezza critica, la bella reticenza, le carezze a chi non ne ha bisogno, sono cose in questo annuario che non si sono mai viste. Per questo Manacorda è il poeta - critico odiato in circolazione. La scelta è stata fin dall’inizio per la più urticante e corroborante schiettezza. Manacorda però in questo non è solo. Lo si capisce leggendo in questo ultimo numero il saggio d’apertura di Paolo Febbraro, in cui per definire la situazione si scelgono tre sintomi: l’opzione di Gian Mario Villalta in favore dello “stile semplice” e antimetaforico, l’antologia di Davide Brullo “Maledetti italiani. Dieci Autori per una contro – antologia del novecento”, e infine l’asettica “mediocritas” pseudoriflessiva di Valerio Magrelli. Con l’aiuto di Febbraro, questo periodo storico – estetico potrebbe essere definito il periodo nel quale domina il “falso psicologico”: prevalgono cioè autori che fanno finta di scrivere poesia, come certi attori, non sapendo recitare, fanno finta di recitare. IL FOGLIO 14/02/2009 ALFONSO BERARDINELLI
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