Il poema dei lunatici
di Ermanno Cavazzoni
È la storia di un uomo che si fa chiamare Savini; ma è anche la storia dei pozzi e dei messaggi che essi contengono. È la storia di Savini e del suo compare, "il prefetto", dei loro dialoghi, del loro vagheggiare narrando di imprese famose, e quel che si narra è, come l'acqua dei pozzi, influenzato dalla luna. Perseguitati nottetempo da una banda di vecchi spioni, Savini e il prefetto fuggono per le campagne. Un'allucinazione fantastica che racconta un'epoca di illusioni e strani sogni dove si sentono le voci salire dai pozzi e si indaga su certe regioni segrete e popolatissime che galleggiano in aria. "Sono attratto da un racconto che pur provocando continuamente il riso per l'arbitrio che domina sovrano e toglie significato a ogni azione e pensiero, diventa a tratti straziante per il bisogno disperato di darglielo comunque un significato, perché la sua assenza stringe il cuore di paura, e rende la vita assurda. Un racconto picaresco in una dimensione, in un paesaggio, che sta fra Bosch, il mondo attuale dell'industria, Don Camillo, la pubblicità della Montedison, i ricordi dell'infanzia, in un percorso quotidiano continuamente minacciato da fantasmi interiori, in una incessante condizione di umiliato e ugualmente esaltato di emarginazione." (Federico Fellini, 1989))
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