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Anno edizione: 2019
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Se l'Ouvraige de Lombardie era già famosa alla fine del Medioevo, soltanto nel 1912 La pittura e la miniatura nella Lombardia videro riconosciuto un loro profilo nel panorama della storia dell'arte europeo, con il gran libro nel quale Pietro Toesca confidava a ragione "di non aver trascurato nessun monumento di vera importanza". A distanza di quasi un secolo molte sono state le scoperte e le occasioni di approfondimento che hanno arricchito e articolato la sua ricostruzione.
Nato nelle aule dell'Università di Milano, questo libro (con testi di Elena Alfani, Ilaria Bruno, Vincenzo Cavallaro, Elena Lampugnani, Paolo Piva, Barbara Rossini, Fabio Scirea) è consacrato alla pittura murale, indagata dal punto di vista iconografico con un'ostentata attenzione per il "contesto", come mostra un saggio del curatore su San Pietro al Monte di Civate. Nel caso del santuario dedicato ai principi degli apostoli, ciò significa riconoscere l'orientamento del programma delle pitture murali e degli stucchi rispetto ai percorsi funzionali interni all'edificio ad absidi contrapposte; nonché la rilevanza dei caratteri e degli elementi romani, prima fra tutte la Traditio legis dipinta sul portale orientale e plasmata nel timpano occidentale del ciborio. D'altronde a Civate, rapporti con i cicli romani dell'Antico e del Nuovo Testamento erano riconoscibili anche negli affreschi di San Calogero. Per le scene dell'Esodo, Vincenzo Cavallaro li ha messi in luce nella loro significativa diversificazione, entro un quadro di riferimenti iconografici ampio, che in ambito settentrionale comprende in primo luogo la cattedrale di Aosta, e che esemplifica il ruolo di cerniera fra la penisola e il continente sovente rivestito dalla Lombardia nel corso del medioevo.
Tuttavia, gli interessi di questa miscellanea si concentrano sulle pitture di San Vincenzo di Galliano, vuoi per un approfondimento iconografico specifico nella Commendatio animae dell'abside (Elena Lampugnani), vuoi per le relazioni remote che suggeriscono le decorazioni del complesso voluto da Ariberto d'Intimiano. Nei suoi Itinerari artistici, Elena Alfani riprende il tema dei rapporti che la pittura lombarda mostra di avere con alcuni cicli catalani, collegamenti iconografici specifici e difficilmente dubitabili sono indagati analiticamente senza trascurare un quadro più ampio di possibili riferimenti recuperabile attraverso l'utilissima bibliografia.
L'attenzione per una collocazione europea e per la molteplicità delle possibili fonti iconografiche consente a Barbara Rossini di identificare nelle pitture già in San Giorgio di Como il martirio di Thomas Becket, forse esemplificato su un reliquiario limosino, e di postdatare ormai già entro il secolo XIII pitture che sulla base di un frammento epigrafico erano state ritenute più antiche di circa un secolo.
Novità offrono i contributi sulla decorazione della "canonica" di San Salvatore a Barzanò e sui frammenti duecenteschi riemersi in San Michele al Pozzo Bianco di Bergamo. Nell'un caso Ilaria Bruno studia il ciclo cristologico di ascendenza bizantina precisandone la rarità iconografica e dispositiva nella Lombardia della fine del XII secolo, nell'altro Fabio Scirea analizza per la prima volta la Corte celeste e l'Inferno della controfacciata e i riquadri votivi della parete sinistra. Le osservazioni iconografiche consentono di datare queste ultime pitture entro i due decenni finali del secolo, mentre il collegamento stilistico con i dipinti rinvenuti nel 2004 sull'antica recinzione presbiteriale del duomo prospetta nuove vie di ricerca sulla pittura a Bergamo; percorribili solo se gli affreschi dell'antica cattedrale saranno pubblicati e resi fruibili.
Alessio Monciatti
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