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Anno edizione: 2024
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Nel castello di Pescelupo, dalle cantine al torrazzo, fra sospetti, paure e una scatenata caccia al tesoro, Giacomo Papi trasforma il giallo classico in un affilato romanzo satirico sulla lotta di classe.
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Un giallo alla Christie , ma in cui Papi riesce a puntare l’attenzione su tematiche che ci fanno riflettere sull’avidità delle persone e di come il denaro classifichi il nostro potere. Tutta la narrazione si sviluppa nel castello di Abboracciano, creando un’ambientazione famigliare e intima per il lettore, in cui troveremo molteplici personaggi a riempire questo contesto. Impareremo a conoscerli in tutte le loro sfumature, nel carattere, nei modi di fare. Nonostante emerga fin da subito la divisione delle classi sociali, si arriverà presto a trovare un punto in comune: l’avidità delle persone indipendentemente dal ceto. Ed è proprio questo il punto fondamentale del romanzo, una corsa sfrenata alla ricerca di un tesoro. Il denaro ha la capacità di cambiare le persone, di capovolgere situazioni, come in questo caso in cui gli inservienti prendono il posto dei benestanti, e basta un bel vestito addosso per sentirsi potenti e, al contrario, un grembiule per sentirsi inetti. La smania di desiderare quello che non si possiede e la bramosia di volere sempre di più. Un circolo vizioso che porta alla distruzione dell’uomo e ai valori che dovrebbero caratterizzarlo. Il denaro e la ricchezza portano dunque all’avidità la quale, di conseguenza, porta alla rabbia e alla capacità di compiere gesta incontrollabili. Un romanzo dinamico con una punta di sarcasmo e di situazioni rese bizzarre da personaggi curiosi, anche se non ci racconta nulla di nuovo a livello di storia. Ma ciò che rende questo romanzo un passo avanti è la capacità dell’autore nel mixare intrattenimento e tematiche che fanno riflettere, in una società che punta all’apparire e all’avere. Una gara a chi possiede di più, perdendo di vista i sacrifici per ottenere le cose e, soprattutto, lasciando un passo indietro i sentimenti e i rapporti umani. Ne La piscina L’avidità e l’invidia, due “mostri” dunque, come ci fa capire Papi, che sono entrati nella nostra società e che se ne sono impossessati.
Recensioni
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