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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2006
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Importante testo per comprendere meglio il pensiero di uno dei padri del comunismo italiano, notevole lo spaccato riguardante il rifiuto di accondiscendere all'invasione ungherese da parte dell'u.r.s.s
Recensioni
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Il rigore morale e l'onestà intellettuale sono le caratteristiche della personalità di Ingrao che si ritrovano anche in questo avvincente dialogo con Antonio Galdo, nel quale si ripercorrono le tappe salienti di una lunga carriera politica, a partire dalla militanza antifascista, nella quale lo stesso Ingrao ricorda di essere stato trascinato "a calci nel sedere" dalla forza degli eventi. Le riflessioni sono caratterizzate a tratti da uno spietato spirito autocritico, attraverso il quale Ingrao rilegge alcune delle scelte che ha condiviso da dirigente politico, ad esempio l'approvazione dell'intervento sovietico nell'Ungheria del 1956, che non a caso viene giudicato "l'Errore con la e maiuscola" di cui il Pci si è reso responsabile. I comunisti non hanno infatti avuto il coraggio di denunciare la vera natura del socialismo reale, laddove invece sarebbe stato necessario rompere definitivamente con quel mondo e percorrere la via dell'autonomia totale. La rottura con il passato operata da Ingrao si spinge fino al totale ripudio della forma leninian-staliniana di comunismo, da condannare in quanto caratterizzata, sin dalle origini, dall'uso della violenza, quella violenza che non va più considerata "levatrice della storia" e che a suo giudizio deve essere bandita per sempre dalla sinistra. Ne consegue un rifiuto totale di qualsiasi guerra, sia essa "difensiva", "umanitaria", o "preventiva", che sfocia in un pacifismo assoluto e integrale, molto simile a quello di matrice cristiana. Emerge poi un senso di estraneità nei confronti di una realtà che procede in direzione opposta rispetto a quella auspicata. Ciò è particolarmente evidente nei giudizi sulla svolta di Occhetto, avversata sia in nome della difesa istintiva, e se si vuole prepolitica, della scelta di vita fatta in gioventù, sia in opposizione al modello di partito affermatosi dopo la svolta, rispetto al quale Ingrao, pur avendo inizialmente aderito al Pds, dichiara di non avere nulla da spartire.
Claudio Rabaglino
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