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Sant’Eligio degli Orefici e San Lorenzo Maggiore, il Duomo e Santa Chiara, San Domenico e San Pietro a Maiella a Napoli; i monasteri cistercensi di Santa Maria della Vittoria e di Realvalle; le chiese della Puglia, della Campania, dell’Abruzzo. Sono questi alcuni dei monumenti edificati dalle tre generazioni di sovrani angioini che dal 1266 al 1343 ressero il Regno di Napoli, lasciando un profonda influenza sulla storia artistica e culturale del nostro Mezzogiorno.
Eppure le vicende architettoniche di quel periodo sono ancora poco conosciute nel loro insieme. Il libro di Caroline Bruzelius vuole contribuire a colmare questa mancanza esaminando i monumenti religiosi del Regno – cattedrali, chiese, monasteri – e in particolare di Napoli, che in quegli anni diventò di diritto e di fatto la nuova capitale.
Accanto all’analisi stilistica il libro porta avanti un’interpretazione degli edifici come parte dello sviluppo sociale, mettendo in luce i diversi aspetti – gusti della corte, peculiarità della committenza locale, vicende economiche, organizzazione dei cantieri e delle maestranze, rapporti con gli ordini mendicanti – che furono alla base di quell’architettura.
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