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Esordio fragoroso per Danny Boyle, che alla Scozia deve sia gli albori della propria carriera, sia il suo apice, per tacere di The Millionaire (id.; 2008) pellicola pluri premiata in ogni angolo dell’orbe. Traendo linfa dal romanzo Shallow Grave, dello sceneggiatore John Hodge, che di Boyle diventerà collaboratore fidato in buona parte delle sue successive fatiche cinematografiche, la narrazione ha la capacità di muoversi libera da sovrastrutture iniziando sotto forma di commedia, che vede i tentativi andati a vuoto, un po’ per scherzo e molto per divertimento, di tre amici e coinquilini alla ricerca di un quarto inquilino con il quale dividere l’affitto: Alex Law, cronista impersonato dall’esordiente Ewan McGregor. David Stephens, impiegato portato in scena da Chris Eccleston, celebre per essere stata una delle innumerevoli reincarnazioni di Doctor Who. E la dottoressa Juliet Miller impersonata da Kerry Fox. Inizialmente accomunati da una solida amicizia ma che a causa degli sviluppi narrativi, sotto forma di un cadavere e di una valigia ricolma di sterline, trasformeranno la commedia in un thriller ai margini dello splatter, in un’escalation di violenza inattesa che porterà la trama a sfiorare vette grottesche A distanza di quasi tre decenni difficile non intravedere in quest’opera prima sia le caratteristiche sia alcuni dei protagonisti del cinema di Boyle, fra i quali l’esordiente McGregor che di lì a due anni avrebbe impersonato il tossicodipendente Mark Renton nell’autodistruttivo Trainspotting (id.; 1996). Pellicola da recuperare se si desidera rivedere i primi vagiti di un super talento del cinema d’oltremanica. Ma pellicola da vedere anche per assistere a una commedia nera che tre decadi or sono raccolse numerosi consensi di pubblico e critica.
Danny Boyle prima del cult Trainspotting, col quale si notano somiglianze. Non altrettanto bello, ma comunque meritevole.
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