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«Questi ventitré testi, tradotti dall’autore, sono i monologhi di tipi che nella loro solitudine sentono le voci. O forse il mondo che li circonda è davvero un ronzio di chiacchiere, specie di domande che s’inseguono per allontanare un silenzio senza risposte umane né celesti»- Matteo Marchesini, Robinson
"Raffaello Baldini abitava a Milano, ma scriveva in dialetto romagnolo: qui presentiamo una piccola antologia di traduzioni in lingua italiana da lui stesso fatte, perché possa essere letto da tutti; poesie che sono piccoli racconti, semplici e incantevoli, comici e spesso commoventi, con personaggi sempre un po' eccentrici, e le belle donne della gioventù sulle quali il tempo malinconicamente è passato; piccoli fatti di paese che però valgono ovunque. Chi conosce Baldini non finisce mai di rileggerlo; chi non lo conosce è ancora più fortunato perché avrà il piacere di scoprirlo e goderselo, garantisco che nessuno ne sarà deluso, anzi mi ringrazierete, ve lo porterete in tasca a passeggio, e consiglio di leggerlo a voce bassa a un amico, a un'amica, vi sarà riconoscente, perché è uno dei migliori e più autentici poeti del Novecento italiano. Giustizia vorrebbe che fosse più noto." (Ermanno Cavazzoni)Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Senz’altro l’uso che Baldini ha fatto del dialetto ha un risvolto più emotivo che letterario, nel riscoprire il rapporto vissuto con le persone, di cui utilizza le espressioni quotidiane, gli intercalari ripetuti, le formule linguistiche che hanno un carattere tra il narrativo e il teatrale, e procedono per accumulo, quasi estemporaneamente. Secondo Luca Benati, postfatore di questa antologia in cui i testi in lingua romagnola sono stati tradotti dallo stesso poeta in italiano, qui troviamo «gli impulsi improvvisi a parlare, i deragliamenti delle parole, e l’emozione delle parole in cui si scaricano gli umori; allora c’è sempre qualcuno che parla a ruota libera, e perde il filo del discorso, poi lo ritrova, poi devia di nuovo ecc. Così alla fine si crea un impianto che è di tipo musicale, un gioco continuo di tema e variazioni». Le macchiette del paese (l’abitudinario che non ama viaggiare, il semianalfabeta che non sa firmare una raccomandata, la maestra anziana che prova a fumare di nascosto, i rumori che si sovrappongono nell’aria ‒ bestemmie, litigi, motori, latrati ‒, il parroco stufo di confessare, il giocatore di ramino), rinascono in queste poesie, con le loro passioni, le invidie, gli amori che costituiscono la commedia e la tragedia del vivere. Da Porta, a Belli, a Pascarella, a Trilussa, a Di Giacomo, per arrivare ai grandi poeti dialettali del ’900 (Noventa, Loi, Giotti, Bertolani, Buttitta…) fino proprio a Raffaello Baldini, è tutto un mondo colorato che parla, racconta, gesticola, si muove fuori dai binari stereotipati delle convenzioni letterarie, e ci regala atmosfere e sensazioni che rischiano ormai di dileguarsi, di illanguidirsi nell’indifferenza e nel livellamento sociale di oggi.
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