Piano americano
di Giuseppe Cederna
Nel cinema si parla di "piano americano" quando la figura dell'attore è inquadrata dalle ginocchia in su. Dentro l'inquadratura di questo libro c'è Giuseppe Cederna, la sua avventura americana. Un'avventura che fa da filo rosso a un vero e proprio viaggio nel lavoro e nella psicologia dell'attore. Tutto comincia quando Rob Marshall, il regista di "Chicago", vuole Cederna per la parte del contabile Fausto in "Nine", un musical ispirato a "8 e 1/2". È una grande produzione e, al contempo, ha a che fare con quel Federico Fellini che tanti anni prima aveva voluto incontrare il giovanissimo Cederna e lo aveva studiato, esplorato, incantato. E ora ecco, dopo tanta esperienza sul palcoscenico e sul set, Giuseppe entra in una storia che ha a che fare con il Maestro - e il Maestro, oniricamente, approva con le tre dita aperte e il braccio teso alla Mandrake. In questa avventura che, non meno oniricamente, è sfida e illusione passa l'anima inquieta e leggera di Giuseppe Cederna, la sua memoria del cinema italiano, la magia degli incontri stellari, il tempo infinito delle attese, i voli e le soste, le case e gli alberghi, l'ansia dei provini, i set dei serial tv, il killer e il contabile, il fantasma di Mastroianni e il suo misterioso asanisimasa. Quanta anima deve avere un attore quando si accendono le luci sui suoi gesti? E che cos'è un attore quando non lavora? C'è o semplicemente non c'è più? La risposta è, una volta ancora, dentro la vita. Dentro la vita come viaggio.)
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