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Davvero difficile valutare questo libro. La prima parte del testo e il saggio 18 sono un tentativo di delegittimare i repubblicani e la destra in generale per escluderla dal dibattito pubblico attraverso attacchi ad hominem ideologici il cui scopo è ridicolizzare chi si pone domande sulla narrazione mainstream del cambiamento climatico o su chi preferisce una teoria creazionista. Nel saggio 18 è, per esempio, esplicitamente scritto che la pseudoscienza è un'invenzione della destra e delle industrie che viene mantenuta attiva tramite i finanziamenti dei repubblicani e fox news. Tralasciando questo e in particolare il primo saggio di Pigliucci che altro non è che un'eco del socialismo kitcheriano con l'ennesima invettiva contro le destre, il resto dei saggi è autentica filosofia e si discute del problema della demarcazione presentando il pensiero di Popper, di Laudan, Kuhn e tanti altri, si propongono anche dei criteri nuovi, si illustrano casi storici, si affronta il problema della psicanalisi freudiana come pseudoscienza, c'è un saggio di approfondimento su Hume e le scienze cognitive e alcuni saggi dove si affrontano le tematiche della percezione extrasensoriale, della medicina alternativa, e la teoria dell'evoluzione. Il libro però rimane di parte perché nel parlare di pseudoscienza quasi sempre si tira in ballo il creazionismo e il negazionismo climatico, e raramente si parla del marxismo, caso paradigmatico di pseudoscienza per Popper. Non si discutono ad esempio pseudoscienze contemporanee come il femminismo, la teoria critica della razza e gli studi di genere, vi è solo qualche cenno sporadico al sociocostruttivismo e al postmodernismo. Fare un intero libro solo per parlare dei creazionisti e di chi crede nel paranormale è un po' sprecato, visto che si tratta ormai di argomenti superati e la minaccia pseudoscientifica nelle università di tutto il mondo è rappresentata dalla sinistra.
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