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Libro che considero, pure nella sua specificità, complementare al precedente dell’autore: sembra proprio che il periodo coincidente con Tangentopoli rappresenti il reset di tutta una serie di riferimenti apparentemente consolidati ex-ante in ambito politico, economico e sociale. Viviamo ora in una situazione liquida in cui siamo deficitari di leader credibili, innovatori a cui dare credito, amministratori senza ritorsioni da perpetrare, etc. È naturale che tale visione crei fastidio a chi sostiene che invece siamo nel periodo della svolta decisiva e difende a spada tratta il nuovo corso. Personalmente trovo congruenti le cronache e i rilievi del libro e li interpreto all’interno dell’attuale periodo storico che, in quanto tale, ha avuto inizio e avrà un termine che sarà più o meno prossimo in funzione di quanto le componenti attive della nostra società (i cittadini per primi) riusciranno ad essere protagoniste responsabili e innovative sul palcoscenico sempre più globale, evitando di contare eccessivamente sull’effetto trascinamento. Esistono altre realtà metropolitane contemporanee come Berlino che stanno affrontando situazioni problematiche di non semplice soluzione. Per ora mi sembra che in Italia, soprattutto a livello istituzionale, ci stiamo limitando all’ambito domestico e Milano ne è un esempio: città italiana con spiccata vocazione europea e mondiale che sembra implosa, come una stella che ha esaurito il suo combustibile.
Instant book - uscito a fine giugno, parla di fatti di fine marzo 2009 - di un giornalista del <i>Sole - 24 Ore</i>, questo breve saggio raccoglie varie storie degli ultimi anni, dalla vicenda Alitalia alla Bicocca, dalla nuova Fiera all'Expo 2015 per terminare con la gestione degli immigrati - che corroborano la tesi che non solo lo slancio creativo e costruttivo degli anni '50 e '60 è terminato, ma Milano ormai si è adagiata sul ricordo dei fasti passati e non ha neanche il coraggio di proporre qualcosa di nuovo. La prosa è asciutta e ricca di nomi e numeri; alcune tesi sono un po' spiazzanti - ad esempio, Alfieri sostiene che la lottizzazione dei partiti riusciva comunque a dare una gestione condivisa, sia pure mediata, della città; Tangentopoli da questo punto di vista ha spazzato via tutto lasciando il vuoto riempito giusto da immobiliaristi e affaristi in genere - e altre forse un po' tirate per i capelli. Resta un affresco impietoso della situazione di quella che un tempo si definiva compiaciuta la capitale economica e morale d'Italia, e ora si limita a scopiazzare Roma ladrona.
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