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storia allegra di diverse dipendenze, testimonianza di euforia nell'uso della scrittura, dichiarazione d'odio/amore per Milano e di solo odio per i milanesi, esercizio di virtuosismo nelle numerose descrizioni. e alla fin fine: niente di piú e niente di meno di un tragicomico, dolceepureamaro (vorrei evitare confusioni con la cantante) romanzo di formazione adolescenziale. peró superiore a quasi tutti i Morozzi etc...di questo pianeta (che Morozzi é pure lui bravo, ma non cosí bravo)
Ventitre' anni, un amore in procinto di esaurirsi e una spiccata propensione per i toni policromi assunti dalle cose dopo dieci birre tall. In questi tratti si inscrive l'apologia di Marco, studente universitario (fuori corso, e di parecchio) in una Milano percorsa ogni sera dal Montmartre al Pogue Mahone, dall'ora dell'aperitivo a quella del bicchiere della staffa. Due compagni per condividere l'atarassia della sbronza, il ritrovamento nei litri di vino e kilkenny strong di un'armonia con la realta' tanto provvisoria quanto ardentemente desiderata. Accostamenti concettuali stipati in carrellate interminabili e pervasive. L'uso spregiudicato ed inedito del pie' di pagina, tra i toni nevrotici dell'excursus londinese e i tratti ossessivi del ricovero in ospedale. I viaggi ai confini dell'assurdo, riposti nei dialoghi (quanto immaginari?) con la Mrs Rached di "Qualcuno volo' sul nido del cuculo" e nelle digressioni visionarie oltre le mura spaziotemporali del presente. Quasi un esercizio di stile, se l'io narrante non ostentasse tanto apertamente il proprio distacco dall'uso estetizzante del verso. E' un dramma quello di Marco? La domanda e' mal posta. I toni dell'autocommiserazione, della ricerca di redenzione da un intento solo apparentemente autodistruttivo, sono ben lontani da queste righe. "Perso l'amore (non resta che bere)" e' un capolavoro del male di vivere in versione 2.0, l'ostentazione sboccata di una disarmonia con il mondo inscritta in un mondo, la Milano dei lounge bar e degli squisiti convenevoli, dal quale l'evasione emerge come unico appiglio ai fini della conservazione di un briciolo di umanita'.
Ho a disposizione 2048 caratteri, ma sinceramente non mi sembra valga la pena di sprecarli come ama invece fare il nostro autore. Se c'é un qualcosa di autobiografico in ciò che scrive, spero che crescendo (o invecchiando) i suoi genitori gli paghino un soggiorno in una clinica della salute e in seguito gli comprino un' osteria dove possa seguitare ad ammorbare la sua clientela raccontando delle sue gesta erotiche di gioventù. Prosit
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