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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2019
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mi è piaciuto molto e nonostante io pratichi già sport di endurance ho trovato utili i suoi consigli e il suo punto di vista sul concetto di resilienza
Magnifico. da raccomandare a chiunque, anche per chi non fa sport.
Pietro Trabucchi, psicologo, pubblica nel 2012 questo interessante libro, dove il tema centrale è la resilienza tra gli sportivi, ma anche tra le persone comuni. La domanda centrale è capire come fanno determinati atleti non professionisti ad affrontare tutta una serie di fatiche fisiche e psicologiche senza avere come ritorno il denaro o la fama internazionale. Si diventa resilienti se si affronta la fatica fin da piccoli, dove si può sperimentare di farcela anche giocando e divertendosi, in modo che da adulti non si rifuggano le fatiche e si faccia invece solo quello che fa piacere.
Recensioni
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“Ecco che per comprendere come funziona la motivazione, diventa essenziale il concetto di <
Qual è il segreto dietro le grandi distanze percorse dagli ultramaratoneti? Non pensate a distanze classiche, una 21 Km o una maratona da 42 Km. Immaginate di correre per 160 Km o oltre, 200 Km. Incredibile vero? Eppure uomini e donne come noi sono riusciti e tentano ogni giorno di passare il limite di qualcun altro o di loro stessi. Secondo Pietro Trabucchi, noto psicologo sportivo per diverse squadre nazionali olimpioniche, dietro tutto questo sacrificio, sudore, sangue, passione e tenacia, c’è il concetto di resilienza appunto. Non basta solo allenarsi duramente ed alimentarsi bene per battere i record, bisogna essere resilienti, capaci non solo di resistere, ma di persistere, di continuare ad andare avanti, anche quando tutto ti dice il contrario. Ma chi fa sport sa bene che la testa conta quasi il 70% di una prestazione ed è proprio la resilienza che permette di superare i propri limiti.
“Lo sviluppo della resilienza a livello individuale si ottiene accrescendo entrambe le componenti: si può incrementare il senso di autoefficacia e si possono migliorare le capacità volizionali” (p. 93)
Pietro Trabucchi in questo breve saggio di psicologia applicata agli sport estremi mostra con esempi concreti come non solo i grandi campioni, ma anche semplici amatori possano riuscire in imprese incredibili, come la scalata del monte Bianco o la salita e discesa del monte africano più alto, il Kilimangiaro, oppure toccare il cielo dalle vette più alte del mondo come il K2 o l’Everest. Ci mostra anche come un team coeso possa sfruttare le sinergie a proprio vantaggio e come invece un solo anello debole nella catena possa influenzare negativamente tutto il team e la performance.
Ho letto questo libro poco prima di una gara di duathlon (corsa -bici- corsa) piuttosto dura (nulla a confronto delle sfide citate nel libro) per me. Durante il tratto di corsa, seppur performante, sentivo che qualcosa non andava e avevo ancora due importanti fasi da affrontare. Alla prima salita di sei in totale ho avuto subito i crampi e la gara sembrava ormai compromessa. Non l’avevo programmata e l’ho sottovalutata. Ho ripensato al concetto di resilienza, citato in questo libro, e ho terminato la gara. Ero distrutto, ma felice. Grazie davvero a Pietro per questo libro!
Mi sorge tuttavia un dubbio e una relativa domanda: qual è il confine tra resilienza e ostinazione? Il rischio di non capire il limite potrebbe portare a traumi o problemi ben più seri di un ritiro.
Recensione di Marco Cattaneo.
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