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La persecuzione nazista degli zingari - Guenter Lewy - copertina
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La persecuzione nazista degli zingari
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La persecuzione nazista degli zingari - Guenter Lewy - copertina
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Descrizione


Gli zingari, con la loro cultura nomade, rappresentavano per i nazisti un'inaccettabile anomalia dell'ordine sociale e minacciavano la purezza della razza. Furono quindi perseguitati e deportati nei campi di sterminio dove morirono a migliaia. Ma, fino a oggi, la storia della loro persecuzione è stata trascurata e spesso distorta. Con il libro di Guenter Lewy disponiamo di un'analisi sistematica del trattamento riservato dal nazismo alle decine di migliaia di sinti e di rom che, per quanto di cultura nomade, erano stanziati entro i confini del Terzo Reich. Con l'avvento al potere di Hitler venne affrontata la soluzione al problema 'zingari' con ogni mezzo.
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Dettagli

2002
XXIV-363 p.
9788806159450

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Giuliano Lazzari
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Rare le opere che esaminano il genocidio nei suoi multiformi obiettivi . Intesi a salvaguardare lo Stato e la purezza della razza ...e non solo . Molti i documenti storici importanti in questo saggio , che ci fanno comprendere dove taluni trovino ispirazione politica per i loro proclami di violenza sociale . Interessante il concetto di 'oziosi' e 'asociali' , i cui oziosi e asociali , come la storia insegna attribuiscono a talune minoranze . ....Sempre le stesse . Incredibile come i musici ambulanti , disturbassero i zelanti carnefici . Tutto questo e molto di più , talvolta resta difficile associarlo ad un solo regime , ad una sola dittatura . Prezioso per comprendere taluni fonti , dove troppi sembrano dissetare la propria sete di intolleranza , e non di conoscenza .

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Voce della critica

Dopo il fondamentale libro di Michael Zimmermann Rassenutopie und Genozid: die nationalsozialistische Lösung der "Zigeunerfrage" (1996, non tradotto in Italia), esce questo bel volume di Günter Lewy, già autore molti anni fa di una ricerca su regime nazionalsocialista e chiese, tradotta dal Saggiatore. È il primo documentato studio in italiano su un aspetto finora largamente trascurato della politica del regime hitleriano: la persecuzione degli zingari. Una dimenticanza dovuta a molteplici fattori, fra cui il diverso atteggiamento delle comunità zingare (rispetto soprattutto a quella ebraica) nei confronti del ruolo di vittime avuto durante il periodo nazionalsocialista, ma dovuta anche ai persistenti, inconsci, e pur percettibili, pregiudizi nei confronti di queste figure marginali nella società occidentale.

Va detto innanzitutto che Lewy ha compiuto un lavoro molto ampio e approfondito di scavo negli archivi, paragonabile per ricchezza solo a quello del succitato studio di Zimmermann. Occorre però anche aggiungere che questi due libri non rappresentano che l'inizio di una nuova stagione di ricerche sulla persecuzione degli zingari - come impropriamente e per motivi di brevità li chiameremo. Una stagione di studi, che forse non si aprirà mai, ma alla quale Lewy offre ghiotti argomenti di discussione. Due sono, infatti, i risultati cruciali della sua ricerca: in primo luogo, nega recisamente (e fondatamente) che vi sia stato un piano preordinato di eliminazione fisica delle comunità zingare da parte del regime; secondariamente, ritiene di non dover mettere sullo stesso piano le tremende sofferenze patite da questi ultimi con lo sterminio degli ebrei d'Europa. Nel primo caso, non si può parlare di un genocidio. Quest'ultimo punto è stato e resterà oggetto di forti polemiche, ma la posizione di Lewy è netta, soprattutto nelle ultime pagine del libro.

La ricostruzione di Lewy mette in luce le peculiarità delle politiche messe in atto nei confronti degli zingari, dapprima in Germania e Austria, e poi nei territori occupati, soprattutto a Oriente. In primo luogo, i motivi razziali svolsero una funzione diversa rispetto al caso degli ebrei. Nell'ottica dei persecutori, quanto più uno zingaro era puro, tanto minore era la sua pericolosità sociale; quanto più uno zingaro (purosangue o Mischling) era inserito proficuamente nel contesto della società che lo circondava, tanto più alte erano le probabilità che venisse esentato dalla serie di divieti, obblighi, discriminazioni cui gli zingari erano sottoposti. Elementi razziali erano perciò frammisti a motivi socioculturali. Qui si evidenzia quanto pesasse il pregiudizio sociale, che fa parlare nel caso degli zingari di una fortissima continuità fra le politiche di controllo e discriminazione antecedenti e quelle successive alla presa di potere da parte dei nazionalsocialisti.

Lewy offre innumerevoli esempi delle pressioni operate da municipi ed autorità locali affinché il problema specifico dei "loro" zingari venisse risolto, allontanandoli. D'altro canto, furono molteplici le pressioni opposte, che intendevano esentare dalle discriminazioni quegli zingari che erano considerati ben inseriti nello specifico contesto sociale. Scrive Lewy: "L'inasprimento della persecuzione degli zingari verificatosi negli ultimi tre anni del conflitto mondiale è pertanto da considerarsi, almeno in parte, il risultato delle pressioni esercitate dagli strati più bassi del movimento nazionalsocialista, che vedevano nella guerra un'ottima opportunità per liberarsi degli zingari una volta per tutte". Alla luce della documentazione disponibile, Hitler non ebbe alcun ruolo attivo per quel che riguarda una persecuzione che si sviluppò in maniera piuttosto caotica e in assenza di un piano o di intenti precisi e predominanti".

La stessa eliminazione fisica di decine di migliaia di deportati nel cosiddetto "campo zingari" di Auschwitz a partire dal febbraio 1943 (eliminazione attuata nel maggio 1944) è con ogni probabilità la conseguenza della necessità di liberare spazio per l'afflusso degli ebrei ungheresi. Il libro di Lewy è molto ricco di informazioni soprattutto per quanto riguarda gli zingari residenti nel Reich, mentre le informazioni che egli fornisce per i territori occupati sono molto più scarne, a dimostrazione della carenza di documentazione. Né le cifre generali, né i destini individuali sono oggi ricostruibili in modo soddisfacente. Ciò non è certo da attribuirsi allo storico americano, che dà fondo a tutte le sue doti, ma piuttosto al diffuso disinteresse di allora (e di oggi) per ciò che accadde al popolo zingaro.

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