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Senz'altro è importante di tanto in tanto riparlare dell'IRC, l'autrice lo fa riconoscendo giustamente il grande contributo della disciplina nella scuola secondo le finalità previste dalla legge. Nonostante ciò il testo è pieno di difetti non scusabili: - non presenta adeguatamente il contesto storico del 1930 (fascista) e del 1984 (governo psi-dc) dai quali si evince l'impostazione data ai fondamenti dell'IRC - l'ennesima sottolineatura degli aspetti concordatari non apporta nulla di nuovo alla riflessione sull'IRC né sul piano valoriale, né su quello culturale, né su quello didattico - non afferma con sufficiente chiarezza di contenuti e di metodo che la fede cattolica non ha niente a che vedere con i programmi IRC con i libri di testo e che lo scopo dell'IRC non è, né mai si può sperare indirettamente sia, la fede cattolica; la confusione che serpeggia tra IRC e catechesi tra le pagine di questo testo è aumentata da una non chiarita differenza di impostazione metodologica dei due ambiti - le migliori argomentazioni vengono concluse dall'autrice con il sentimentalismo dei raccontini delle testimonianze raccolte - scarseggia, considerata l'attuale società italiana, di opportuna sottolineatura della prospettiva interculturale e interreligiosa nella quale l'IRC si muove o almeno dovrebbe muoversi - grossolanità varie sono presenti nel testo, una su tutte quando si afferma che l'idoneità sia valida solo nell'immediato presente, dimenticando invece che la legislazione definisce il docente idoneo fino a quando l'idoneità non sia stata esplicitamente revocata - altra grossolanità quando l'autrice attribuisce alcuni passaggi di documenti ecclesiali che si riferiscono alla scuola cattolica anche alla scuola statale - la più grande mancanza resta aver completamente omesso di citare la 186/2003 che fonda lo stato giuridico statale degli idr e che ha dato grande valore agli insegnanti e alla disciplina. In sintesi: un testo di cui si può fare a meno
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