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"E' per il tuo bene" è una frase che da sempre i genitori, perlopiù in buona fede, rivolgono più o meno frequentemente ai propri figli. La frase, pronunciata da parenti o amici, può lasciare sgomenti e confusi fino a quando non capita, anche attraverso la lettura di un libro come questo, di riuscire ad analizzare obiettivamente cosa si nasconda in realtà dietro alle apparenti buone intenzioni. E si scopre che possono celare ipocrisia, narcisismo, desiderio di potere e di rivalsa, e quello che sicuramente resta in chi è oggetto di questa "benevola" attenzione è un senso di smarrimento, disordine e dolore. Il libro di Gianna Schelotto, riunisce tre vicende vere, tratte dalla sua esperienza di psicoterapeuta, e proprio il fatto di saperle vere coinvolge ancora di più nel racconto che l'autrice ha saputo rendere scorrevole come un romanzo.
Il primo caso è quello di un giovane che solo in età adulta scopre di essere un figlio adottivo. "Per il suo bene" gli era stata nascosta la verità mentre tutti i parenti, gli amici e persino le persone che frequentavano il negozio di fiori della nonna, sapevano della sua situazione. Il ragazzo, adottato all'età di tre anni, si porta per più di vent'anni dentro di sé dei grandi interrogativi a cui non sa rispondere. E' il fatto di non riuscire a mettere al mondo un figlio che lo porta casualmente sulla strada giusta per arrivare alla risoluzione dei suoi problemi. Il secondo racconto è la dolorosa vicenda di Andrea, che è costretto dal padre, dal fratello e dal cognato ad assistere al tradimento della moglie, di cui avrebbe preferito non sapere. La terza drammatica storia è quella di Fabio che, ormai avanti negli anni e all'inizio di una lunga e tremenda malattia come l'Alzheimer, viene a poco a poco esautorato dalla sua autonomia, forse prima del necessario, dalla sua famiglia.
Tutti e tre i protagonisti delle vicende raccontate dall'autrice cercano di venire a capo delle intricate situazioni di cui sono vittime inconsapevoli e di risolvere il loro dramma personale. Ma si legge tra le righe anche il turbamento di chi forse voleva la loro felicità, e ha finito, invece, per renderli infelici.
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