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Recensioni Per sempre, altrove

Per sempre, altrove di Barbara Cagni
Recensioni: 5/5
A volte, l’unica scelta possibile è quella di partire. Un libro sull’emigrazione intesa in senso lato, da un paese, da se stessi, dagli altri, e sui danni provocati dal senso di sradicamento e dalla solitudine che la scelta di partire spesso comporta. È una domenica d’autunno del 1955 quando una telefonata raggiunge la famiglia della piccola narratrice della storia per avvisare che Berta, la sorella maggiore a cui è più legata e che è da poco emigrata in Svizzera, ha iniziato a dare segni di squilibrio. Il padre parte immediatamente per riportare la figlia a casa, nel piccolo paese di montagna dove il tempo trascorre lento come il Piave giù a valle e dove la comunità affronta la vita con la stessa naturalezza degli alberi del bosco, anche se con radici assai più fragili: sono sempre di più, infatti, i giovani costretti a emigrare per trovare lavoro, così come aveva fatto anche Berta, spinta da una sofferenza profonda e tutta personale. La protagonista del libro, così, ripercorre la dolorosa vicenda della sorella ma anche tutto il prezioso mosaico di vite del paese in cui ha trascorso l’infanzia, tra gli abbracci della migliore amica Clarissa, le chiacchiere delle comari, i discorsi impegnati del padre, i balli in piazza d’estate e gli addii, purtroppo sempre più numerosi, di coloro che provano a cercare fortuna altrove. Un’autrice nuova che affronta temi importanti con una scrittura estremamente delicata e un’amorevole cura dei dettagli: in Per sempre, altrove si intrecciano i desideri e le fragili speranze di chi parte e di chi resta, ma anche di chi non sarà più in grado di tornare indietro. Un romanzo suggestivo che parla di distacchi e lontananza, ma anche e soprattutto una potente riflessione sull’amore, il coraggio e la solidarietà tra donne che, spesso dimenticate, sono da sempre il cuore pulsante di ogni comunità. «Barbara Cagni dà vita a un romanzo che è insieme affresco di un’epoca e spaccato familiare, di più, entra nel cuore della vicenda più umana di tutte: il congedo. Dagli affetti e da se stessi. Quanti, oggi come ieri, partono in cerca di fortuna, in un altrove spesso illusorio che coincide, invece, con l’infelicità più dura. Ma l’amore, infantile, puro, sa come resistere». Daniele Mencarelli )
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