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Anno edizione: 2001
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Non è un saggio di sceneggiatura, ma offre buoni spunti. Imprescindibile per chi apprezza i film di Pirro.
La particolarità di *Per scrivere un film* sta nella scelta del target, nel pubblico (letteralmente) cui da subito si dichiara indirizzato: «Non si rivolge ai professionisti, non intende svelare a chi li conosce i segreti di un mestiere invidiato e oltraggiato, ma piuttosto agli spettatori.» Da tale opzione deriva il taglio narrativo che distingue questo volume dagli altri contributi sulla scrittura per lo schermo che (finalmente) iniziano a affollare gli scaffali anche delle nostre librerie: nel testo di Pirro non troverete formule e regole, né lo stile rapido e pragmatico, della manualistica statunitense, per intenderci. Riguardo alla bibliografia del settore, annotiamo anche che la prima edizione del volume (1982) si collocava, in Italia, in uno scenario che definire povero è poco: di fatto, *Per scrivere un film* è un classico sull’argomento. Ancora sul target, troviamo una puntualizzazione che non è che la prima di una serie di stoccate sparse nell’arco del volume: «Fra gli spettatori io comprendo anche i critici cinematografici che, al pari degli spettatori paganti, mostrano quotidianamente una consistente disinformazione circa i metodi di composizione di un intreccio cinematografico e i problemi che esso comporta.» Altrove l’autore sarà ben più duro: «Quelle rare volte che i critici si occupano della sceneggiatura di un film il loro balbettìo è imbarazzante». A parte il fatto che, nonostante la recente diffusione di testi specifici, l’affermazione non pare così datata, ciò che emerge fin dalle prime battute è innanzitutto la difesa della centralità dello sceneggiatore e del suo contributo nel processo di creazione del film (troppo spesso dimenticati). Ed essendo Pirro uno sceneggiatore, la sua è una difesa “dall’interno”. Per rendere conto del «processo che precede le riprese, il suo momento iniziale, il tortuoso svolgimento e gli stravolgimenti che subisce all’insaputa, se non contro, gli sceneggiatori, un copione», l’autore attinge innanzitutto alla
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