Il pensiero dei mostri
di Felipe Benítez Reyes
Yéremi Alvarado ha molti talenti: è un visionario, un decifratore del pensiero di grandi filosofi, un tossicodipendente appassionato, un inseguitore dell'archetipo femminile, un conduttore di programmi radiofonici clandestini. Filerebbe tutto liscio, in questa sua bizzarra e dissestata esistenza, se non fosse che Yéremi è giunto al guado, al punto di svolta cruciale. Sta per compiere quarant'anni. All'improvviso sente piombargli addosso, implacabile, tutto il peso del passato: un po' come "un polpo di due tonnellate gli si fosse seduto sulla testa". Attorno a lui, e a questa sua mal tollerata crisi di mezza età, si affolla una galleria di personaggi, ciascuno con una stramba vocazione da coltivare: un ricercatore di tesori perduti, una veggente televisiva, un insegnante di latino che ha fatto voto di silenzio, un poeta maledetto che sogna di vincere un concorso, una veterinaria che dirige un campo di sterminio per cani randagi, un antiquario violento, un tassista afasico e un cameriere cinese involontariamente trasformato in assassino.)
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