La parola «nulla» è la dizione guida del canto diLeopardi. Essa è tale, però, non già perché occupi unaposizione "destinalmente" avanzata dalla quale indirizzerebbeil poeta alle questioni ultime, inducendolo a ideareuna "fusione" di poesia e filosofia come "estremo rimedio"contro la sua (del nulla) angosciante verità ma perché,piuttosto, resta indietro, alla fonte, da cui, silente, avvia ilpensante all'osticità dell'erranza. Il nulla risuona da unavaghezza per la quale manca ancora l'udito. Nel suo suono,infatti, sentiamo d'impatto l'annientamento d'ognicosa, la scempia nullità i cosiddetti nihil absolutum e nihilnegativum.Consideriamo l'assoluta negatività del nulla come undato inoppugnabile. Così non siamo interessati alla suaattendibilità. Di conseguenza, ne tralasciamo l'origine,rendendoci in tal modo fautori della più ostinata spensieratezza.I nostri sensi si attengono sempre alla contingenza,divenuta, nel frattempo, la base operativa dell'odiernosapere informato al pensiero computante il quale, peraltro, camuffandosi da "pensiero essenziale", innalza ormaila contingenza stessa al rango di realtà eterna. Siamo talmenteassuefatti a questa comoda sensazione da non essereneppure sfiorati dal sospetto che ci attendano, nascosti e custoditi nella lingua madre, un altro intendere e undiverso pensare.)
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