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Un libro che merita la nostra attenzione, perchè fa ben capire le radici e il movimento del pensiero cinese in rapporto a quello europeo che risente della filosofia greca e delle nostre incrostazioni storiche. Ne viene che il pensiero cinese è "fuori quadro", in un "altrove" che fa reagire il nostro pensiero, riaprendo altri possibili. Basti riandare alla costruzione del modello (di origine platonica) che viene assunto per l'efficacia, nella strategia dei manager di aziende come pure degli apparati, anche militari. L'arte della guerra cinese (Sun Tzu) è un classico che non si può capire senza rendersi conto che il modello europeo è completamente diverso e che risente di stereotipi (ad es. il coraggio, l'eroismo del lanciarsi nella battaglia contro un nemico anche superiore o in un terreno ostile) e del criterio mezzo-fine. Invece, per Sun Tzu "prima di affrontare il nemico, bisogna già averlo sconfitto, minando e compromettendo il suo potenziale" perchè "le vittorie effettive non si notano": siamo completamente lontani, se non fuori, dalle tattiche che i comandanti degli eserciti dei vari paesi europei adottavano in guerra. La risposta cinese sta paradossalmente nella crescita del germoglio, il lasciare maturare, l'assecondare prima di agire. Sono paradossi fertilissimi se si capiscono appieno. Per arrivare poi a comprendere che il contratto e l'amicizia in Cina sono un processo, in trasformazione, quindi possono sembrare per noi deludenti (anche sotto il profilo dell'affidabilità), almeno per le controparti europee abituate a mantenere fede al modello del contratto come consenso su un "qualcosa" delle parti che viene mantenuto nel tempo. E' un libro che si legge in un paio d'ore, utilissimo e che, nelle differenze del pensiero cinese ed europeo, fa molto riflettere su di noi, sulla nostra storia, appunto, sul nostro modo di pensare.
Una trascrizione di conferenza. Nessun riferimento bibliografico. Bene. Libertà al lettore di interiorizzare i concetti. Un sereno raffronto filosofico tra Occidente e Cina, esaltando le differenze con esempi concreti e calando nella storia nel conseguenze di due mondi che non si sono influenzati. Cogliere il potenziale della situazione raffrontato con la modelizzazione. Merita una lettura, non tanto per le risposte, quanto per le domande che pone. Quale può essere l'evoluzione dell'incontro dei due sistemi? Jullien è comunque un filosofo occidentale e si lascia andare ad un pensiero finale di Corsi e Ricorsi storici.
La straordinaria crescita economica cinese, ormai decisamente avviata ad assumere un ruolo di guida accanto alla potenza americana, rende molto attuale l’analisi dei diversi modelli strategici che caratterizzano le distinte inclinazioni filosofiche nella gestione della realtà rivolta all’avvenire. Breve quanto eloquente, con linguaggio scorrevole e chiaro, il saggio in cui l’autore propone paragoni fra due diversi modi di affrontare la realtà e concretizzare le proprie aspirazioni, si legge in poche ore. Da una parte il modello europeo, orientato all’ideale; richiede un progetto da eseguire con determinazione nel modo più efficace e breve, magari anticipando i tempi con la forza. Questo modello è quello militare di Clausewitz che nella STRATEGIA DI GUERRA predilige l’organizzazione, mediante un progetto teorico da realizzare senza indugi. Il modello cinese, invece, segue l’ARTE DELLA GUERRA di Sun Tzu che mezzo millennio prima dell’era volgare raccomandava equilibrio e pazienza per tirar vantaggio dalle circostanze. Questa arte presenta una certa analogia con le idee di Machiavelli. La buona strategia non si fissa sull’obiettivo dettato dall’ideologia, ma osserva le opportunità, le occasioni che si presentano con il passar del tempo, senza fretta, perché tutto è comunque trasformazione; dunque, totalmente inutile voler forzare una situazione se i tempi non sono maturi. E’ ben più saggio temporeggiare, attendere pazientemente ed agire in virtù di quei cambiamenti che intervengono naturalmente, cercando di sfruttare quelle condizioni favorevoli quando si presentano con meno rischi. Egli mette, quindi, in evidenza come noi siamo più inclinati alle teorie, mentre i Cinesi mirano piuttosto ai risultati pratici. Noi, nella lotta contro le circostanze, siamo guidati dalle ipotesi, dall’epica, eroicamente; loro, preferiscono adattarsi agli eventi, per trarre vantaggio dalle opportunità in modo pragmatico, perché ogni contesto tende a cambiare ed affrontare la realtà rigidamente è più incerto:comporta maggiori sforzi.
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