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Anno edizione: 2013
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Non è sicuramente lo Stephenson dei capolavori precedenti. Il lettore più interessato alla storia che ai contenuti rimarrà forse deluso, tuttavia l'opera nella sua complessità e ben costruita e la lettura scorre rapida dopo le prime 100 pagine. Personalmente mi è mancata l'ironia che caratterizza il Ciclo Barocco ma il genio visionario di Stephenson merita comunque un bel voto.
Questo ennesimo lavoro di Stephenson soffre, a mio parere, della sindrome dell'"autore senza guinzaglio", che è poi quello che accade quando si lascia libero un autore di scrivere come e quanto gli pare, sulla scorta dei precedenti successi. E così, a differenza dei precedenti capolavori quali snow crash, cryptonomicon, diamond age ed il ciclo barocco (che rimane a tutt'oggi incompleto solo in Italia per chissà quale arcano mistero), questo nuovo romanzo, diviso - come sempre più spesso accade - in due dall'editore italiano, risulta inaccettabilmente noioso e prolisso. Centinaia di pagine scorrono lente come melassa prima che accada qualcosa di significativo, mentre nel frattempo i personaggi disquisiscono più o meno acutamente di filosofia. E questo, alla fine (per stessa ammissione dell'autore) è il nucleo del libro: un trattato di filosofia camuffato da romanzo. Stephenson è costretto ad inventarsi un intero mondo per giustificare alcuni assunti o questioni che vuole discutere coi suoi lettori, e così inventa monasteri di clausura a più livelli, per poterne poi studiare le peculiarità. Ah, come sono distanti nel tempo, le avventure da guasconi e pirati del ciclo barocco! E sono ormai solo cari ricordi le meraviglie di snow crash o diamond age. Anathem sembra quasi scritto da uno scrittore differente, ansioso di farci una lezione di filosofia facendo parlare i suoi fin troppo ingenui personaggi. Sconsigliato senza appello, a meno che la filosofia (e la scienza degli orologi meccanici) non sia il vostro interesse primario.
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