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Pelicula è un romanzo che mi ha fatto molto riflettere. La società prospettata da Cabassi, e che da molti è definita distopica, in realtà richiama i fondamenti del socialismo utopistico di Charles Fourier, ossia quella forma di società ripresa successivamente da Marx e da Engels, i fondatori del materialismo storico. Una società felice, fatta di salute e benessere, priva di guerre e criminalità. La differenza sostanziale sta nel fatto che il perseguimento di tale obiettivo, in "Pelicula", non avviene attraverso la condivisione diun'ideologia o con una rivoluzione che parte dal basso, bensì tramite la coercizione di una tecnologia. Il romanzo è ambientato nel ventiduesimo secolo a Shin Biesse, una città dell'Europa meridionale (Brescia?) dove un gruppo di rivoltosi, attraverso l'arma del terrorismo, cerca di scardinare il centro del potere. Nel corso del ventunesimo secolo, il livello tecnologico non è progredito affatto, in quanto,coloro che gestiscono Pelicula (e qui c'è una possibile analogia con la nomenklatura sovietica) hanno tutto l'interesse a mantenere lo status quo. Di conseguenza: appiattimento delle volontà, cessazione degli stimoli, fine della meritocrazia. A questo immobilismo si ribellano Lango e i suoi compari. E lo fanno con lo strumento più discutibile, un mezzo rozzo e crudele insensibile ai possibili effetti collaterali: il terrorismo. Simpatico il paradosso del personaggio capo dei rivoluzionari: Haruki Araki, colui che vuole sostituire il caos all'ordine, è affetto da un'evidente sindrome ossessivo-compulsiva, ossia, per lui è possibile vivere solo se ogni cosa sta al suo posto. Concludo facendo i miei complimenti all'autore e consigliando la lettura di "Pelicula" a tutti gli amanti dello sci-fi e del fantasy, ma anche a chi, indipendentemente dal genere preferito, ha voglia di leggere qualcosa di più impegnativo rispetto alla solita minestra che si trova in giro.
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