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scheda di Moro, C., L'Indice 1992, n. 3
Gli unici lavori teatrali di Perec, messi in scena negli anni settanta, appaiono ora presso Bollati Boringhieri. Sei atipici "personaggi" si avvicendano, con logica stringenza, nel dramma "L'aumento": la proposta, l'alternativa, l'ipotesi positiva, l'ipotesi negativa, la scelta, la conclusione. Idealmente di fronte ad essi, a un tempo soggetto grammaticale e destinatario di perentorie esortazioni, sta l'impiegato nella sua più comune astrazione sociale. Lo si indovina scolorito, impacciato, sottopagato. Vuol chiedere l'aumento; per questa situazione postulatoria le sei voci narranti allestiscono numerosi quadri possibili, procedendo per esplorazione ed elisione successiva delle alternative. Più che dal grottesco delle singole sequenze, un certo stralunato effetto di farsa nasce proprio dall'ossessione per la combinatoria, dapprima rarefatta come un esercizio e via via incalzata da dialoghi, variazioni sul tema, dettagli burocratici, descrizioni di patologie: il morbillo parla con la voce di settimo protagonista. Un 'climax' ascendente (l'"augmentation" appunto), che scopre l'intenzione retorica nascosta sotto un titolo da breviario impiegatizio. Altrettanto anodino il titolo del secondo dramma, "Il posto delle patate". Qui si annunciano subito le atmosfere sospese e inesorabili del teatro dell'assurdo, rotte a tratti da una battuta. Nell'angustia di un ambiente malandato, ancora sei personaggi si interrogano sulla loro segregazione. Impediti da un'enigmatica coazione collettiva o smemorati di reali carcerieri, passano il tempo in affabulazioni: si inventano identità, coltivano fantasie di luoghi, rappresentano l'"Amleto" fino a stramazzarne. E le patate? Sono stipate ovunque e trionfano nei discorsi, a 'refrain': le si teorizza, le si dibatte, le si cataloga, se ne ripercorre la storia, oltre, come ovvio, a sbucciarle, cucinarle e divorarle di gusto.
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