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2013
Tascabile
8 ottobre 2013
462 p., Brossura
9788806218034

Descrizione

Vincitore premio Pulitzer per la narrativa 1998

Un libro che demolisce ogni stereotipo sulla grandezza dell'America e getta una luce sinistra sui suoi valori fondanti. La guerra, la famiglia, il fanatismo, la crisi, sono raccontati da Philip Roth con profondo acume. Un libro che è stato definito da tutti "Il grande romanzo americano". E lo è.

«"Pastorale americana" è un romanzo di quattrocento pagine che finisce con un punto interrogativo. Questo è ciò che lo rende grande?»The New Yorker

Seymour Levov è alto, biondo, atletico: al liceo lo chiamano «lo Svedese». Ebreo benestante e integrato, ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e di gioie familiari. Finché le contraddizioni del conflitto in Vietnam, esplose negli Stati Uniti, non coinvolgono anche lui, e nel modo più devastante: attraverso l'adorata figlia Merry, decisa a «portare la guerra in casa». Letteralmente. Ma Pastorale americana non si esaurisce nell'allegoria politica; è un libro sulla vecchiaia, sulla memoria, sull'intollerabilità di certi ricordi. Lo scrittore Nathan Zuckerman, fin dall'adolescenza affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, sente la necessità di narrarne la caduta. E ciò che racconta è il rovesciamento della pastorale americana: un grottesco Giudizio Universale in cui i Levov, e i lettori, assistono al crollo dell'utopia dei giusti, al trionfo della rabbia cieca e innata dell'America.

Valutazioni e recensioni

4,2/5
Recensioni: 4/5
(135)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Da leggere

Recensioni: 5/5

L’autore con questo libro racconta la fine del sogno americano tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta. Non è solo un romanzo, in quanto a tratti sembra di leggere un saggio di sociologia. In numerose pagine, infatti, le vicende dei personaggi non sono altro che un pretesto per l'autore per descrivere la società nel periodo in cui è ambientata la storia: il mondo del lavoro, dei costumi e delle consuetudini sociali della borghesia americana. Più di tutto rivela come la presunta sicurezza di possedere quanto ha questa famiglia della “middle class” agiata e senza problemi (il capofamiglia è il proprietario di una fabbrica di guanti che sposa la vincitrice di un concorso di bellezza), che possiede i beni con la superba convinzione che tutto questo sia a loro dovuto ed intoccabile, diventa invece estremamente illusoria, in quanto basta la più lieve fluttuazione delle circostanze e del caso per sovvertire quello che, forse per personale e disperato bisogno, si riteneva essere l'ordine stabilito (nella fattispecie, dalla figlia che diventa terrorista ed assassina). Il difetto del libro è che la parte sociologica finisce per rendere la prosa alquanto lenta, priva d'ironia, il tutto per dare maggiore spazio all'approfondimento della psicologia di ognuno dei personaggi, mettendo in luce le loro incoerenze, le loro ipocrisie e le loro fragilità.

Recensioni: 5/5

Si dice spesso che "i soldi non fanno la felicità" e sembra proprio la sintesi perfetta di questa storia ebraico-borghese-americana. Come sempre Roth sfodera pagine magistrali e la tematica è di sicuro impatto. Bello sì! Da olimpo dei libri forse no. A mio avviso l'autore è riuscito più efficace in altri libri più concisi. Comunque da leggere!

Recensioni: 5/5

Intenso, profondo, disturbante, a tratti pesante, eccezionale. Philip Roth non si risparmia nel montare e smontare i suoi personaggi, fra sogni, desideri, ambizioni, meschinità, miserie, amore, sopportazione, ribellione e accondiscendenza, sballottolando il lettore da una posizione all'altra. Non si sa per chi parteggiare in questa storia, in chi riconoscersi, a chi destinare il proprio odio o la propria approvazione: ogni persona sembra avere le sue ragioni insindacabili a guidare le proprie azioni, ma in realtà tutto oscilla tra certo e incerto, giusto e sbagliato, comprensibile e biasimabile. Vale tanto per il sogno americano e le sue varie declinazioni, quanto per la vita di qualsiasi altra persona non americana.