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«L’inconscio è piú antico del linguaggio. Molto piú antico. È un concetto su cui Cormac McCarthy torna spesso. Il
passeggero è un libro splendido, e a questo tipo di riflessione deve molto». - Nicola Lagioia, Lucy
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Continuo a leggere McCarthy come se fosse una storia di Chandler, ma ovviamente fino ad un certo punto. Anche in questo "Il passeggero" c'è un lungo addensarsi di cose che accadono, che forse sono accadute, ma che sono incomprensibili e inaccessibili. Anche esplorando i misteri della fisica quantistica, addentrandosi nella profondità dell' analisi matematica, e della schizofrenia: si arriva al buio. La frase che più sintetizza lo sforzo credo sia "Sapeva che alla fine è impossibile sapere. Impossibile afferrare il mondo. Puoi solo descriverlo. Che si tratti di un toro sulla parete di una grotta o di un'equazione differenziale non cambia niente." Ogni mistero che ci agguanta in vita conduce per mille congetture al buio del non poter sapere. Questa struttura narrativa accerchia l'accadere delle cose fino a quando si viene portati via e l'ultimo rendiconto tratta apparentemente d'altro. Libro complesso di uno scrittore che diventerà un classico di questi anni; ma prima dovrà essere assimilato nella sua grandezza.
Non so come ho fatto ad arrivare a pagina 150 ...
Romanzo deludente, disastroso e raffazzonato. Non bastano qualche bella pagina e qualche buon dialogo a salvarlo, troppe cose sprecate e sconclusionate. McCarthy non aveva la stoffa di Juan Rulfo.
Recensioni
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