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Ho concluso il mio viaggio iniziato l'estate scorsa in compagnia di Partenope, principessa borbonica sradicata dalla Sicilia e destinata, una volta approdata a Napoli, a compiere e subire imprese efferate. È l'estate del 1860, lo sbarco dei Mille è avvenuto da pochi mesi. Garibaldi e i suoi si sono ora spostati in Calabria, per un combattimento il cui esito indurrà Francesco II a rifugiarsi a Gaeta. In tale contesto trae l'abbrivio la saga ideata da Francesco Lutri, i cui tratti caratteristici e più avvincenti sono proprio l'efferatezza, la drammaticità e il realismo più crudi oltre alla grande dinamicità. Nonostante la fragilità di alcuni passaggi e di qualche elemento stilistico, l'intreccio si sviluppa infatti attraverso delle scene d'azione (operazioni militari, scontri, spargimenti di sangue) il cui ritmo, unito allo stile dei dialoghi, rimanda alle sequenze del grande cinema hollywoodiano, pur tuttavia restituendo l'immagine di un'atmosfera autentica e credibile, nutrita dall'impiego consapevole dei dialetti e dalle descrizioni garbate e fedeli dei luoghi. Non soltanto romanzo storico ma di formazione, la saga di Partenope conduce il lettore attraverso un'evoluzione sorprendente della sua protagonista, che racchiude in sé i tratti dell'eroe e dell'antieroe, della vittima e del carnefice, di colei che si ritrova a far parte di dinamiche violente e impara ad adattarvisi diventando anche più bestiale, pur di sopravvivere e ritrovare la libertà. Combattuta, arrabbiata eppur mai rassegnata. Vivido oltre che ingegnoso è il momento in cui il suo volto diventa simbolo. Sarà difficile dimenticarsi di una condottiera così. È la lettura ideale per chi ha già amato Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e il recente successo di Stefania Auci, I Leoni di Sicilia. Dal principe di Salina, ai Florio, a Partenope, ho fatto dei viaggi magnifici, tutti diversi, in un'epoca determinante quanto controversa per la storia del nostro Paese.
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