Claudia Fabris vive ogni lettera come il duttile tassello di uno sconfinato cubo di Rubik, ogni fono muta posizione tra le sue mani creando di volta in volta note e sonorità sempre differenti, nuovi equilibri di sensi e accezioni. Con la precisione di un bisturi, sviscera il significante della parola, giunge al nocciolo archetipico che la compone per attribuirle vita nuova, pronta ad essere conservata. L'opera infatti vuole essere, oltre che un sapiente gioco linguistico ed un'indagine sagace, un piccolo vocabolario poetico dove ogni lemma può essere salvato dal logorio. Ogni parola viene insaporita, tenuta tra i denti e centellinata per «scoprirne il cuore e rivelarne il segreto». In Parole sotto sale il mondo viene creato dal legame naturale e primitivo che tesse le lettere e interconnette i suoni e la terra stessa si serve dell'uomo come proprio strumento a fiato per poter suonare, per darsi voce. L'autrice si immerge nel tema dell'etimologia e della traslazione, di tutti quei suoni che si ripetono identici a distanze smisurate, presupponendo l'esistenza di una prototipica «lingua dell'essere umano», dimenticata a seguito del crollo della torre di Babele.)
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Disp. immediata