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Un bel libro, lo consiglio.
Ho letto questo libro tutto di un fiato. L'ho trovato straordinario, bello, autentico, appassionato. Ritengo che Giuseppe Fava sia stato il più grande interprete delle cose siciliane (e credo che lo sia ancora oggi come lo era ieri). Ma Levi, di tutt'altra estrazione biografica e culturale, è del pari un osservatore insuperabile, segno di una sensibilità davvero fuori dal comune. Meravigliosa la parte dedicata alla figura di Salvatore Carnevale, eroe quasi dimenticato.
Se in Cristo si è fermato a Eboli l'autore ha descritto in modo mirabile la dolorosa condizione dei contadini lucani, qui valica lo stretto e riesce a darci un quadro di grande forza e bellezza dei problemi siciliani, solo in parte diversi da quelli dell'altro sud, e in ogni caso inseriti in quella questione meridionale che ancor oggi appare insoluta. La grande capacità di questo autore è di appassionarsi ai problemi della gente debole, se non inerme, con la forza che gli nasce dall'amore, un sentimento viscerale che lo porta naturalmente a prendere le difese di chi, complice l'inerzia, quando non addirittura la partecipazione attiva dello Stato, è vittima di secolari ingiustizie, è ridotto alla condizione di sottouomo, vero e proprio servo della gleba in una società feudale in piena epoca moderna. Non c'è nessuna retorica nelle parole di Levi, c'è soltanto un cuore sdegnato che vibra d'amore; è questa la grandezza di questo autore, capace di vedere con gli occhi e con il cuore, così che lui, che meridionale non è, non si presta alle facili accuse, alle tante volgarizzazioni del problema, ma cerca, trova, incide, apre allo sguardo del lettore una realtà che può anche riuscirgli insopportabile fino a giungere al sorgere di un sentimento di autentica pietà non fine a se stesso, ma congiunto alla rabbia per come tanti esseri umani sono trattati. Questo è un libro da leggere e rileggere, le sue pagine sono da centellinare, un invito continuo alla riflessione, una sconvolgente realtà su cui è d'obbligo interrogarsi. Ritornano di continuo immagini, situazioni, perché queste parole sono pietre, che non rotolano via, ma scavano e restano nel profondo di noi.
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