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Janet Frame, a tutt’oggi la più nota scrittrice neozelandese scomparsa nel 2004, ha raggiunto la fama internazionale grazie a numerosi romanzi e racconti, pluripremiati e tradotti in diverse lingue. Un genere minore nella sua produzione letteraria sembra invece essere stata la poesia ma, era “nascosta in bella vista” in tutte le sue opere. Altamente poetica ed immaginifica è infatti la prosa di Frame, che include spesso degli interi capitoli di poesia.
Oltre ad alcuni dei racconti brevi che possono essere definiti “poesia in prosa” e ai componimenti disseminati nei romanzi, Frame ha prodotto numerose poesie singole, pubblicate su riviste in occasioni speciali o in antologie, e una sola raccolta poetica in vita, The Pocket Mirror (1967), seguita dal volume postumo The Goose Bath (2006). Da queste due opere hanno attinto le traduttrici per comporre quella che è la prima silloge poetica dell’autrice in traduzione italiana.(...)
Una costante è la presenza di elementi naturali e panorami allegorici utilizzati per rappresentare impalpabili stati d’animo e concetti complessi, o convogliare messaggi profondi. Ne è un esempio la poesia che dà il titolo alla raccolta Parleranno le tempeste che, attraverso l’immagine dei resti lasciati sulla spiaggia dai marosi e dal vento, affronta il tema della memoria e della impermanenza, e degli effetti personali che ci portiamo dentro o perdiamo per sempre. (...). In Pregiudizio l’idea del preconcetto è evocata dall’acqua sporca di una vasca o di un mare sudicio, dove qualcuno dovrà “pulire i segni della schiuma dalla costa / e con un ingrediente segreto (come la verità) / dissolvere i detriti di vecchie ossa affogate”. (...).
Pur non avendo il testo originale a fronte, si percepisce la complessità di ogni componimento e il grande lavoro di scavo nell’essenza del testo e di ricostruzione per rendere una molteplicità di livelli: semantico, linguistico, culturale e fonetico. Ed è forse nella poesia Il poeta che Frame esprime l’essenza di quest’arte: “Il poeta respira con un polmone solo / sale una scala con un solo piolo / spara alle stelle senza un’arma alla mano”. Come ricorda la nipote Pamela nell’introduzione, Janet Frame scrisse nei suoi diari d’adolescente: “Tutti pensano che farò l’insegnante, ma io farò la poetessa”. Per quanto tutta la sua scrittura abbia la qualità della poesia, questo libro è un’ulteriore dimostrazione che il suo sogno si è avverato.
Recensione di Paola Della Valle
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