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Il volume ricostruisce una pagina densa della storia del dopoguerra, il triennio 1945-1948, attraverso le pagine dei quotidiani (ben sette) pubblicati in quel periodo nel capoluogo subalpino. L'autore, anche attraverso le biografie di alcuni intellettuali che, con particolare vigore, animarono la scena giornalistica (privilegiata appare, a tale proposito, la figura di Lajolo), si sforza soprattutto di individuare il "progetto culturale" proposto da tali organi in una fase di notevole fervore politico e morale; ma anche di mettere in risalto gli antitetici obiettivi, rispetto alle sfide del dopoguerra, di cui si resero artefici da un lato fogli come "l'Unità", "L'Avanti!" e "GL", ancora pienamente permeati dallo spirito resistenziale, dall'altro due vecchie testate liberali poi piegatesi al fascismo come "La Stampa" e "La Gazzetta del Popolo", fautrici di una rapida "normalizzazione". La storiografia ha ormai dato conto dei modesti risultati prodotti dal cosiddetto "vento del Nord", vale a dire da quella intensa aspirazione al rinnovamento che, dopo aver animato la guerra partigiana, avrebbe dovuto caratterizzare, nelle speranze del mondo resistenziale e antifascista, la stessa vita nazionale. Albeltaro, pur non trascurando il contesto internazionale con cui il paese fu costretto a confrontarsi, ne fornisce un'ulteriore testimonianza. Dalla lettura del volume sembra anzi potersi dedurre che la stampa moderata torinese diede un contributo a riaffermare quella prassi di lungo periodo certo declinata dal fascismo in forme del tutto nuove, ma a esso preesistente che avrebbe consentito a un'esigua oligarchia economica e politica di orientare, anche attraverso il controllo dei canali di informazione e di gestione del consenso, tutti i passaggi realmente decisivi della storia del paese. Mauro Forno
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