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La pax americana osservava già più di trent'anni fa Ronald Steel si è fondata sulla fiducia riposta dagli americani nella validità universale delle loro istituzioni. A quel presupposto della politica imperialistica statunitense però non danno alcun peso le analisi di Joseph Nye il quale si interroga unicamente su come la pax americana possa diventare ancora più stabile e durevole. Sottosegretario alla Difesa durante l'amministrazione Clinton l'autore è del parere che gli Stati Uniti si trovino "nella posizione più adatta per restare la potenza leader nella politica mondiale per tutto il XXI secolo". Sarà importante a suo avviso che essi mantengano il proprio hard power (il potere militare ed economico) e che comprendano anche la rilevanza del soft power (quello basato sui flussi informativi sul prestigio sul consenso e sulla trasformazione dei propri principi in norme internazionali largamente accettate) studiando il modo per combinarli. Per quale motivo gli Stati Uniti dovrebbero preoccuparsi della crescita economica globale? Perché risponde Nye essa finisce per favorire la crescita americana. E per quale motivo nelle azioni internazionali devono accettare spesso il "multilateralismo"? Perché esso è utile a loro stessi rendendo più facile agli altri accettare il continuo esercizio dello sproporzionato potere statunitense. Qual è dunque il fine ultimo di un'attenta gestione del soft power? Parrebbe ridursi nella strategia indicata da Nye alla conservazione e all'estensione dell'hard power.
Giovanni Borgognone
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