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Quando, nel 2008, Lorenza Foschini pubblicò, in italiano e in francese, Il cappotto di Proust, che ricostruiva, come in un romanzo poliziesco, le vicissitudini attraverso le quali il venerando indumento era arrivato a un museo parigino, un lettore irriverente commentò sul blog del giornalista Assouline: "E del pigiama di Henry James, ci sono notizie?". Al pigiama non siamo ancora arrivati, ma Il panciotto di Henry James è in libreria e promette ai lettori qualche squarcio inedito sulla quotidianità del romanziere nell'ultima parte della sua vita. Grande scrittore di lettere, James intrattenne un'amabile corrispondenza, tra il 1907 e il 1915, con una vicina di campagna, Mrs. Ford, proprietaria di una splendida dimora antica affacciata sulla Manica. Tra inviti per il tè e piccoli regali (tra cui il famoso panciotto, che figurerà in un ritratto dipinto da Sargent), il dialogo del romanziere con la sua gentile ammiratrice procede elusivo e cerimonioso, un po' come le conversazioni tra i suoi personaggi. Qualche evento maggiore si affaccia, ma soltanto per accenni: la morte del fratello William, l'ombra tragica della guerra. La curatrice racconta con garbo il modo in cui questa corrispondenza, a lungo conservata in segreto da sua madre, è arrivata nelle sue mani, e intuiamo che si sente protagonista di una versione minore del Carteggio Aspern. Il lettore italiano, che non dispone, nella propria lingua, di nessuna biografia di Henry James, prova inevitabilmente davanti a queste pagine marginali e curiose un certo scoramento; si sente nelle condizioni delle vittime di qualche catastrofe, prive di acqua e di pane, a cui la protezione civile offra generosamente minuscole, squisite, raffinatissime pralines.
Mariolina Bertini
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