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Oltre allo stile di Stefano Mancini, che ormai è una garanzia, per il modo ben curato con cui presenta le sue storie, ho apprezzato due cose del romanzo: prima di tutto la struttura, l'essere un volume corposo che, come le antiche cronache, non narra un solo episodio, bensì un'epoca intera, abbracciandola nel suo complesso. Per cui ecco che troviamo tanti personaggi, luoghi e situazioni diverse: la campagna d'Athakah, i generali degli elfi, i re dei nani, i loro figli e nipoti, gli studi e le ricerche di Jyrien, la fine delle guerre, la nascita dei tre principi Lathlanduryl, Methke il mezzuomo e molte altre trame che si uniscono a formare un unico fiume, quello che bagna l'Età dell'Oro, fino alla sua foce. L'autore ci dimostra che per raccontare una bella storia fantasy non serve necessariamente un "bad guy" (che, il più delle volte, come Sauron o tanti altri, è semplicemente un Signore Oscuro) ma si può raccontarla in molti modi, seguendo le gesta e soprattutto lo sviluppo di un'intera società. Gli elfi, in questo caso, e i nani, in seconda battuta. E poi, se vogliamo, il vero nemico di queste razze sono loro stessi, il senso di vuoto che subentra nella maggior parte di loro una volta che le guerre sono finite, il culmine della potenza raggiunto da elfi e nani e che li porterà a capire che il mondo, come l'hanno conosciuto, è troppo piccolo per entrambi. La seconda cosa che ho apprezzato è probabilmente imputabile a una mescolanza di fattori. Conoscevo già quel che sarebbe accaduto dopo i Giochi Funesti, ma ero curioso di scoprire come si era arrivati a questo punto, cosa c'era prima, e il libro mi ha soddisfatto; tanto ero preso dalla trama e dal ritrovarmi partecipe ai pensieri di Aurelien che a un certo punto mi ero quasi dimenticato che sapevo già come sarebbe finita. Inoltre ho apprezzato la presenza di sottotrame inaspettate, come Methke e la creazione dell'amuleto di Jyrien, che hanno decisamente aggiunto la sorpresa alla piacevolezza della lettura. Certo, a
Mi ricorda molto un vecchio librogame...
Lo stile di Stefano Mancini ormai è una garanzia, per il modo ben curato con cui presenta le sue storie; l'autore ci dimostra che per raccontare una bella storia fantasy non serve necessariamente un "bad guy" (che, il più delle volte, come Sauron o tanti altri, è semplicemente un Signore Oscuro) ma si può raccontarla in molti modi, seguendo le gesta e soprattutto lo sviluppo di un'intera società. Gli elfi, in questo caso, e i nani, in seconda battuta. E poi, se vogliamo, il vero nemico di queste razze sono loro stessi, il senso di vuoto che subentra nella maggior parte di loro una volta che le guerre sono finite, il culmine della potenza raggiunto da elfi e nani e che li porterà a capire che il mondo, come l'hanno conosciuto, è troppo piccolo per entrambi.
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