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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2017
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«Credo che sia patetico e nello stesso tempo nobile guardarsi dentro e vedere la vita che si è vissuta. Ci vuole un grande coraggio.»
Viene il momento per Etsuko, vedova giapponese che vive in Inghilterra, di levare lo sguardo dal presente doloroso e sofferto, per cercare in un altrove lontano un senso e una ragione. Ossessionata dal suicidio della figlia Keiko, Etsuko spinge il pensiero a Nagasaki subito dopo la guerra, dove nel deserto dei sopravvissuti maturava la sua gravidanza turbata. In questo percorso a ritroso nel tempo, Etsuko ricompone la storia parallela di Sachiko e della sua tormentata bambina: Butterfly come tante, Sachiko aspetta un amore, una partenza che non arriverà mai, mentre sua figlia affonda nell'angoscia di ricordi troppo crudi. Non ci sono spiegazioni o epifanie in questo racconto poetico e disadorno, che suggerisce più di quanto sveli; tutto resta sospeso e irrisolto.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È il primo libro che leggo di questo autore, probabilmente non fa per me. Mi è stato molto raccomandato,ma non mi è piaciuto. Va bene il sospeso, il non detto, ecc.. ma qui non c'è nemmeno una trama, solo ricordi in ordine sparso. La protagonista dovrebbe guardare a se stessa ed alla sua vita ma in realtà non mi pare che faccia un percorso di presa di coscienza.
Il romanzo si apre con Etsuko, una vedova giapponese che vive in Inghilterra, che in seguito alla morte suicida della figlia maggiore, Keiko, cerca di trovare, ripercorrendo la storia della sua vita dal subito dopo guerra a Nagasaki, una spiegazione per la decisione irrevocabile di sua figlia di porre per sempre fine alla sua vita. Lo stile narrativo è delicato e vagamente malinconico (tipico di Ishiguro direi), la voce narrante è quella della protagonista, Etsuko, che guarda con vaga malinconia al passato, rievocando ricordi di una vita, e quella sensazione di precarietà e vaga speranza per quel cambiamento che, al momento della narrazione, è il suo presente. Non ci sono colpi di scena, non c'è nemmeno un filo logico che possa condurre alla spiegazione che il lettore, fin dall'inizio, cerca di trovare. Per quanto possa cercare di esprimere le mie sensazioni a riguardo, penso che il punto del romanzo lo abbia centrato lo stesso autore con una semplice, ma profonda, dichiarazione: " Credo sia patetico e nello stesso tempo nobile guardarsi dentro e vedere la vita che si è vissuta. Ci vuole un grande coraggio". Un romanzo che fa riflettere sicuramente.
Defilato e pallido come l'orizzonte di colline che porta nel titolo. Una trama eterea come un filo di ragnatela, come unico sostegno degli avvenimenti, i labili e mutevoli ricordi della protagonista, legati a un prima e un dopo a Nagasaki e ad un prima e un dopo in Gran Bretagna.
Recensioni
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