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Un'opera fondamentale per la comprensione di come l'opera di Andrea Palladio sia stata recepita in Inghilterra nella prima metà del Settecento. Il libro, che riunisce diversi saggi scritti dall'autore tra gli anni '40 e '60 del Novecento, approfondisce in particolare le figure di Lord Burlington e William Kent. La teoria del giardino all'inglese, inoltre, viene correttamente interpretata come la ricerca della forma ideale della natura e pertanto è perfettamente accostabile alla forma ideale dell'architettura, ossia quella palladiana.
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1984)
scheda di Pagella, E., L'Indice 1984, n. 3
Il libro raccoglie una serie di saggi scritti tra gli anni '40 e '60 e apparsi a Londra nel 1974. Dal primo nucleo di indagine sull'influenza di Palladio nell'architettura veneziana del Sei e Settecento, lo studio segue le vicende della fortuna straordinariamente lunga e profonda di questo paradigma in Inghilterra, in particolare nelle opere dei più alti interpreti del palladianesimo, Inigo Jones e Lord Burlington. Con un linguaggio di sobria ed esemplare chiarezza unito ad un'inesauribile curiosità, questo grande storico dell'architettura, dirama la sua analisi lungo molteplici itinerari che vanno dall'evoluzione tipologica di singoli elementi della sintassi di Palladio come il balaustro e la serliana, alla fortuna editoriale dei suoi famosi "Quattro Libri", fino ai mutamenti di sensibilità e di gusto annunciati a metà '700 dall'arredo dei giardini paesistici dove, in una nuova libertà di schemi, piccoli edifici in stile cinese vengono a sostituire edicole e tempietti classici. L'acuto e sottile percorso di Wittkower, ricco di precisazioni metodologiche e attento alle funzioni sociali dell'architettura, ci guida così, attraverso l'affermazione e l'esaurirsi dell'esperienza neopalladiana inglese, sino alle soglie dell'eclettismo ottocentesco.
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