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Racconti così non li leggevo da un po'. Una prosa sorvegliatissima: studiata, una parola dietro l'altra. Dopo averlo letto ho pensato al La Capria di Letteratura e salti mortali, e alla sua distinzione tra scrittori e romanzieri. D'urso mi sembra scrittore vero, anche perchè dimostra di aver compreso la lezione del Maestro, appunto. Una prosa semplice ma in realtà ponderatissima mette in luce la complessità di un Reale capace di farsi fotografia nitida e a tratti impietosa e poesia subito dopo, senza ammonire nè sbandierare ideologie, nè ancora scadere in una facile retorica, come certa letteratura napoletana ha spesso fatto. Da leggere, soprattutto nelle scuole.
Il paese che non vuole cambiare. Gravato da respiri sopiti, parole mancate, rabbie intestine. Il paese che non vuole cambiare. Piagato da insistite carezze, pesanti attenzioni, placidi abusi. Il paese che non vuole cambiare. Condannato al torpore di comodo, al malanimo in gola, alla vita mancata. Terra di sud, afosa e affollata, è quella descritta dall'esordiente Davide D'Urso. Terra d'Italia, stanca e violata, è quella resa dai quattro racconti del giovane autore che, in un italiano parlato invaso incidentalmente dal dialetto, rende l'acre sapore del vero. Non c'è finale, nelle storie narrate: segno d'una scrittura che ha da farsi testimonianza tentata più che sicurezza esibita. Non c'è dimensione univoca nello spazio sorto per virtù di pagina: una stanza, di soffocante ampiezza, sfocia nella libera aria d'un balcone o nell'altrove offerto per finestra; il tumulto urbano è ridotto a malodore d'un autobus colmo o d'un treno in partenza. Non c'è alcuna certezza: una famiglia sa essere catena carnale, una puttana sposa bramata, una periferia paradiso trovato. Racconta, Davide D'Urso. Racconta della rancura più becera e dello slancio ideale; della stanchezza covata e dell'estasi improvvisa; del gesto dovuto e della mano tesa. Racconta d'un mondo, d'un borgo, d'un pezzo di terra che è il suo ma che, per dirla con Fellini, puo capitare diventino " anche degli altri". Come per magia, come per scrittura. Alessandro.
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