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Forse diventerò una scrittrice. Scriverò di tutti gli svitati che ho incontrato e il titolo sarà: I paesaggi di Chinami.» Chinami è una ragazzina delle scuole medie dal carattere solitario e scontroso. La sua vita è dedicata ad uno scopo particolare: tenere d’occhio i tipi strani per evitare che turbino l’ordine e il decoro cittadino. Nel corso di un anno, Chinami ne incontrerà davvero molti. C’è il maestro Sadayoshi che ha impiegato 33 anni per costruire un gigantesco castello di detriti dal fascino grottesco e inquietante. C’è Uda, compagno di classe di Chinami, convinto di vedere gli alieni. C’è il mio preferito, Chatani, un ragazzo che ha ricevuto il potere di fare magie, nel momento in cui sua nonna lo ha guarito da una malattia. Attraverso la loro conoscenza, Chinami imparerà qualcosa in più su se stessa. Imparerà ad andare oltre la superficie delle cose, ad accettare i propri dolori, a scoprire che c’è una ragione, spesso dolorosa, dietro gli atteggiamenti bizzarri di molte persone. Imparerà a scoprirsi strana anch’essa, e a trovarlo molto più appagante di qualsiasi ordine o perfezionismo. Akiteru Nomoto prova ad allargare le maglie dell’eccentrico in una società conformista come quella giapponese. E ci riesce, sia attraverso l’accuratezza visiva delle tavole, sia attraverso l’intensità e la tenerezza dei racconti.
Mi è piaciuta la storia di Chinami, una ragazzina che va controcorrente e si interessa a persone che fanno lo stesso. Leggendo le storie che vive Chinami scopriamo sempre una motivazione dietro la stranezza delle persone che incontra. Ma poi cosa è strano e cosa è normale? Se la normalità corrisponde al conformarsi a delle idee preconcette su come dovrebbero essere le persone, preferisco chi ha il coraggio di essere se stesso. Proprio come Chinami.
Una lettura piacevole che ha come protagonista Chinami, una ragazzina di 11 anni il cui unico interesse è la stranezza. La scuola le va stretta e solo poche cose riescono a tenerla attenta e interessata: gli "strambi" che incontra durante le sue passeggiate. In quest'opera, Akiteru Nomoto, con un tratto molto semplice, espressivo e caratteristico, mischia il surreale con la quotidianità, mettendo in risalto i conflitti interiori di tutti i personaggi e chiedendo a noi lettori di riflettere attentamente su cosa sia la normalità, se la nostra o quella degli altri.
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